Ho appena terminato di leggere “Il pane di ieri” del priore della comunità di Bose Enzo Bianchi. Il volume di questo monaco, del nostro tempo, è il più bel libro che abbia letto negli ultimi vent’anni della mia vita.
Nel volume Enzo Bianchi recupera le immagini e le tradizioni della sua infanzia e della sua giovinezza trascorsa tra le colline coltivate a vite del povero Monferrato del suo tempo.
Ho trovato la poesia, la mistica, l’incanto, la spiritualità, la bellezza e la saggezza trasfigurate dalla penna intelligente, scorrevole e sempre fresca di questo uomo di Dio che trascorre il suo tempo nella preghiera e nella costante meditazione della Bibbia.
Nello scritto, del priore della comunità monastica di Bose, ho trovato la vita vera, descritta con parole semplici, ho scoperto la religiosità intrinseca al lavoro, al mangiare e bere, alla sofferenza, alla morte, alla vecchiaia, ai rapporti umani e agli stessi riti religiosi.
L’autore del volume non trasfigura la sua vicenda e quella del suo paese mediante il ricordo della fanciullezza e del “piccolo mondo antico”, che si ricorda sempre con nostalgia e si sublima legandolo al tempo del sogno, ma lo legge invece con gli occhi della sapienza che viene dalla meditazione, dalla preghiera e dalla dimestichezza con Dio.
E’ stata per me una felicissima ed inebriante scoperta quella di avvertire che i gesti più naturali diventano lode al Creatore quando sono veri, quando sono vissuti in maniera onesta e semplice.
Padre Bianchi mi ha aiutato a capire finalmente San Paolo quando afferma che qualsiasi atto dell’uomo diventa lode e preghiera quando è compiuto con verità. Un discorso ben lontano da un certo spiritualismo fittizio e avulso dalla vita!