I miracoli della carità

Carissimi amici, un paio di settimane fa vi ho confidato che, negli ultimi quindici giorni di marzo, il buon Dio mi ha fatto delle “belle sorprese”. Vi ho raccontato che una signora di Venezia mi donato 25 mila euro per i poveri; che la dottoressa Chiara Rossi ci ha lasciato in eredità 15 mila euro; che monsignor Centenaro, uno dei più eminenti prelati del clero veneziano, quasi novantenne, ha scelto di abitare al Centro don Vecchi degli Arzeroni per occuparsi della cura spirituale dei suoi 250 anziani; e che il direttore di un grande ipermercato, appena andato in pensione, ci ha chiesto di fare il volontario in qualità di “commesso” allo spaccio solidale.

Vi dicevo che il mio sogno sarebbe avere a disposizione la prima pagina di un quotidiano, nazionale o locale, per raccontare eventi come questi che farebbero tanto bene a tutti. Vi confesso che spesso sarei tentato di riprendere a scrivere “il diario” per potervi offrire belle notizie, fresche di giornata, che per fortuna sorgono insieme al sole ogni giorno. So però di essere troppo vecchio per cimentarmi in un’impresa simile!

Desidero tuttavia raccontarvi qui una notizia molto bella e innovativa nel campo della solidarietà. Un paio di settimane fa il comitato direttivo dell’associazione Vestire gli ignudi, che gestisce l’enorme emporio di vestiti usati per i cittadini in difficoltà, dopo aver redatto il bilancio consuntivo, ha messo a mia disposizione 200 mila euro per “fare del bene”!

Qualcuno si domanderà com’è possibile che quest’associazione abbia un introito simile facendo la carità. È presto detto! I magazzini San Martino contano circa 50 mila ingressi l’anno e, se ogni “cliente” dona ogni anno anche solo quattro euro per vestirsi, il “guadagno” risulta evidente. La filosofia è che si chiede poco, ma tutti donano, nell’intento di creare un “volano” che generi carità.

Il direttivo mi ha affidato quest’ingente somma da spendere per i poveri. L’anno scorso ho aiutato le mense e tutte le purtroppo piccole associazioni parrocchiali per i meno abbienti. Quest’anno ho impiegato euro 150 mila euro per fornire il pranzo a metà prezzo (2,5 euro) a tutti i residenti dei Centri don Vecchi con un reddito mensile inferiore a 500 euro.

Inoltre, e questa è la bella novità, l’articolo di don Fausto Bonini sulla “parrocchia veneziana” di Ol Moran, in Kenya (su L’Incontro, NdR), mi ha suggerito un altro progetto da sostenere. In quei luoghi un giovane sacerdote veneziano, don Giacomo Basso, sta compiendo dei veri e propri miracoli. Dal momento che per gli studenti della scuola le distanze da percorrere sono proibitive, ha pensato di compartecipare alle spese per la costruzione del primo convitto.

La spesa ammonta a 40 mila euro e noi ne abbiamo mandati 20 mila, confidando nel fatto che le parrocchie di Mestre e di Venezia non si faranno battere, in questa gara di solidarietà, da una fondazione che gestisce già 500 alloggi per i poveri.

Non nascondo che mi piacerebbe anche insegnare a Matteo Salvini e al suo “amico – nemico” Luigi Di Maio che il problema dell’Africa non si risolve lasciando annegare gli immigrati nel Mediterraneo o inviando denaro ai “satrapi” d’Africa affinché acquistino armi e si uccidano a vicenda.
Invece è fondamentale creare, nei Paesi dove quelle persone vivono, una nuova classe di uomini e donne culturalmente ed economicamente preparati per dare un volto nuovo e migliore all’Africa. I nostri missionari hanno sperimentato questa soluzione da tempo e ne offrono gratuitamente la ricetta a chi vuole bene all’umanità.

Forse mi aspetto troppo da quei 20 mila euro, ma mi pare che seminare speranza faccia sempre bene!

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