E’ triste destino dei vecchi l’avvertire di essere superati dalla mentalità, dalla cultura e soprattutto dalla tecnica.
Io vivo ormai da anni questo disagio esistenziale. Pur ammirando i pregi e la vitalità della giovinezza, non l’invidio nè la rimpiango perché sono esperienze che ho già provato a mio tempo, provo invece frustrazione di fronte alle tecniche offerte dal progresso scientifico che avverto non essere io più in grado di servirmene per raggiungere quegli obiettivi che sono connaturati alle mie scelte di fondo e alla mia missione.
Per un prete è assolutamente essenziale possedere strumenti idonei ed aggiornati per offrire il messaggio che è motivo delle scelte e della vita di un sacerdote.
So usare il microfono, la comunicazione scritta mediante la stampa in genere ed in particolare dei periodici (vedi le numerose esperienze di libri e di periodici). Comprendo ed uso con sufficiente dimestichezza la comunicazione radiofonica (vedi la bella esperienza di Radiocarpini). Conosco l’efficacia e riesco ad utilizzare la comunicazione televisiva. Mentre mi rimane purtroppo sconosciuta l’ultima generazione dei mass-media: telefonini, internet, computer.
Avverto che i nuovi strumenti mediatici stanno ogni giorno di più sostituendo e soppiantando velocemente i precedenti, che pur sono di uscita recente, ed io mi sento ogni giorno sempre più tagliato fuori da questi mezzi di comunicazione portentosi, veloci e di grande efficacia.
Questi mezzi poi stanno modificando stile, mentalità e modalità nel linguaggio e questo mi fa sentire ancora più vecchio e sorpassato, fuori non solo dalla moda, ma anche dalla vita.
Oggi servono preti ma soprattutto preti nati in questo contesto tecnico, perché solo loro possono servirsi, con disinvoltura, di questi nuovi strumenti con cui annunciare il messaggio cristiano.
Io presto, tanto presto, sarò solo da museo!