Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 11 marzo 2018

Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 11 marzo 2018
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

Non mi meraviglierei se questo periodico si potesse trovare anche nelle edicole di queste tre contrade perché potesse essere letto anche da chi non va in chiesa. A questo proposito posso confidare che la maggior parte delle 5000 copie de “L’Incontro” viene proposto in luoghi che non hanno a che fare con la chiesa.

Riporto, come sempre, le riflessioni di don Cristiano e mi permetto di segnalare ai parroci che questa “soluzione pastorale” trova il maggior riscontro tra i lettori dei bollettini parrocchiali. A chi volesse conoscere la vita quotidiana di questa parrocchia suggerisco di leggere a pagina 6 “Le tre campane”.

don Armando

Lungo il fiume
Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera
di don Cristiano Bobbo

4 Febbraio
Diversi ma insieme

Una circostanza del tutto particolare, quella che si è svolta questo pomeriggio nella sala del patronato: una decina di giovani coppie che soltanto da alcuni mesi hanno avuto la gioia di diventare genitori, hanno voluto ritrovarsi insieme ai loro piccoli per un lieto momento di amicizia. Si sono conosciuti in occasione del corso preparto che le future mamme avevano condiviso durante la gravidanza e poi il legame si è stretto ulteriormente con la nascita dei figli e il desiderio di continuare a frequentarsi li incoraggia a cercare queste opportunità d’incontro. E così tutto è stato organizzato a dovere: al centro della grande sala era disteso un grande tappeto dove i frugoletti hanno trovato la collocazione ideale per stare vicini ai loro coetanei mentre mamme e papà potevano intrattenersi piacevolmente non perdendo mai di vista ogni loro piccolo movimento; qualcosa di buono da condividere assieme, qualche festone colorato per sottolineare il clima di festa. Ora che è sera, hanno fatto ritorno ciascuno nella propria casa con i loro bambini. Ma nel cuore ci sarà senz’altro il ricordo di questo tempo prezioso che è stato condiviso spontaneamente in un pomeriggio domenicale della loro vita. Molti di loro non si conoscevano ma i loro piccoli li hanno fatti incontrare. E tutto poi è nato semplicemente lasciandosi coinvolgere dalla semplicità della vita che, attraverso le loro creature, li sta guidando a compiere anche quei passi che forse mai avrebbero pensato di affrontare. A volte crediamo di essere tanto diversi, pensiamo di avere storie opposte da mantenerci a debita distanza dagli altri, ma in realtà c’è una comune umanità che ci fa molto simili. A questi genitori è bastata la nascita di un bambino per scoprirsi amici. D’altro lato, però, esiste un’identità personale da tutelare in noi e da rispettare negli altri e quindi dovremmo essere anche diversi. È nell’equilibrio tra questi due aspetti che potremo sempre ritrovare la pacatezza del vivere sociale.

6 Febbraio
Il mistero

Oggi ho celebrato il funerale di una persona che è morta improvvisamente nella sua casa. Non si era fatta una sua famiglia ma i parenti più prossimi continuavano ad essere il suo essenziale riferimento prestandole costantemente aiuto e prendendosi cura della sua vita, sempre più fragile a causa dell’età e degli acciacchi. Più volte avevo parlato con questa creatura e avevo intuito che, in fondo, aveva accettato la sua condizione anche se restava celato l’immenso segreto del suo cuore. Perché di una persona si può vedere il volto, da esso si riesce a intuire qualcosa quando arrossisce, quando ti guarda, sorride o piange, ma l’intimo più profondo rimane celato. Si tratta di quell’intimità che può rimanere sempre e solo personale e l’altro deve rispettarla. Da questa vita che oggi ci ha lasciato, ho imparato che c’è una solitudine necessaria che dev’essere tutelata, ma che è altrettanto importante riconoscere quel dono prezioso della comunione che, discretamente, ma in modo costante, ci viene offerta per non essere mai disperatamente soli.

8 Febbraio
“Salve!”

Questa mattina, mentre uscivo dalla chiesa, alcuni ragazzini che attendevano all’ingresso della scuola l’inizio delle lezioni, dopo aver sentito il mio “Buongiorno, ragazzi!”, mi hanno risposto: “Salve, don!”. Ormai il “salve!”, ha soppiantato qualsiasi altra forma di saluto, non solo nei più giovani, ma anche in tante altre persone che non sanno come convenga salutare. A me pare che quel “salve” sia una parola fredda e sgraziata, che venga quasi sempre gettata, più che detta, con svogliatezza e noncuranza. Forse si tratta di una questione di poco conto, ma preferisco andare contro l’andazzo comune e continuare ad insegnare ai più giovani – e non solo – l’importanza di salutarci in modo cordiale, caloroso e mai scontato per evitare lo sconcertante saluto anonimo di quelle persone “caricate a salve” che non aiutano a curare i nostri rapporti.

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