Io sono letteralmente affascinato dal mistero dell’Incarnazione che la chiesa ha recentemente celebrato durante le festività natalizie.
Mi entusiasma il pensiero che Dio non si sia lasciato incartapecorire in astruse formule filosofiche e teologiche, per diventare invece vita nello spirito pure nel corpo dell’uomo, di ogni uomo.
In tutti i miei sermoni, quest’anno, ho tentato con tutte le mie forze di mettere in luce questa stupenda verità: il Signore del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità ha voluto prender dimora e farsi trovare ed amare in quella povera spelonca che è spessissimo il cuore dell’uomo, anche del più misero e deludente.
L’umanità del Figlio di Dio ha voluto svestirsi degli abiti regali per farli indossare all’uomo, come dice Leone Tolstoi nella sua leggenda, per vestirsi dei cenci dell’uomo povero e fragile di tutti i tempi.
E Gesù, la Parola di Dio, non si limita ad essere presente nello squallore della sua creatura, ma da quella culla parla, sorride, consiglia, ama, perdona ed insegna.
Qualche giorno fa è venuta a farmi gli auguri la signora Maria, la cara creatura che ormai da anni offre il sorriso, la consolazione, il conforto e l’ospitalità di Dio presso il Foyer San Benedetto, ai familiari degli ammalati degenti nel nostro ospedale. Mi disse come, fra l’altro, consola chi è in pena: “Stasera, mangia, sii sereno, dormi di gusto, domani sarà un altro giorno e se anche dovessi affrontare una prova o un dolore, il Signore ti sarà accanto per aiutarti”.
Mentre mi parlava, con il suo bel sorriso franco e spontaneo, avevo proprio la sensazione che lei offrisse labbra e suono ma che le parole fossero del Gesù a cui lei ha offerto dimora nel suo cuore di donna!