Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 25 febbraio 2018

Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 25 febbraio 2018
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

Come sempre segnalo le tre riflessioni del parroco, don Cristiano, contenute nella rubrica “Pensieri in libertà di un parroco della Riviera”. Don Cristiano parte sempre da eventi concreti per sviluppare la sua riflessione su determinati argomenti della vita spirituale. Nella prima “La carne e lo spirito” dimostra che la preghiera è viva quando si ha una vita coerente. Nella seconda afferma che la carità è monca se non è attenta alle povertà spirituali. Nella terza dimostra che nulla avviene per caso e sempre bisogna fidarci del Signore.

Interessante è pure la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato organizzata a Ca’ Sabbioni dai volontari della San Vincenzo.

Interessanti sono pure tre conferenze: “I ruoli di mamma e papà nell’educazione”, “Le lezioni per casa” e “Pericoli da internet”.

La pagina 6, che contiene la rubrica “Le tre campane” è da leggersi tutta perché dimostra la vivacità della vita religiosa di queste parrocchie.

don Armando

Lungo il fiume

Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera
di don Cristiano Bobbo

La carne e lo spirito
Questa sera, con un gruppo di giovani, ho affrontato il tema dell’importanza della preghiera nella vita del cristiano. “Pregare è fondamentale ma non sempre ci riesco” ha commentato uno di loro. “Capita che la preghiera, a volte, diventi insipida, noiosa, senza vita” ha aggiunto un altro. È vero, può succedere che la nostra preghiera risulti un po’ anemica o sia paralizzata da molte ragioni. Tuttavia, ho detto loro, è necessario domandarsi quale tipo di vita stiamo conducendo: se la nostra vita è tutta rivolta alle cose materiali, alla permissività, incline alla gola, o semplicemente è impostata più secondo la carne che secondo lo spirito, non costituisce certamente un terreno fertile per la preghiera. Come ci ricorda San Paolo, la carne e lo spirito sono contrapposti. Gesù ha trascorso quaranta giorni e quaranta notti pregando e digiunando.

Gli apostoli hanno trascorso nove giorni e nove notti pregando e digiunando. Non possiamo avanzare in una vita mistica seria guidata dallo Spirito se non siamo passati per la vita ascetica di sacrificio, mortificazione e penitenza. Insomma, preghiera e penitenza si richiamano a vicenda, senza l’una non si dà l’altra. Ci siamo lasciati con il proposito di fare un po’ di penitenza durante la settimana per verificare se la nostra preghiera ne troverà giovamento. Mi sono già detto sicuro del risultato…

Fraternità
Qualche settimana fa abbiamo inaugurato ufficialmente la nuova sede della San Vincenzo. Dopo i lavori di straordinaria manutenzione che hanno richiesto risorse e sacrifici, siamo stati contenti siamo contenti di aver consegnato questo spazio parrocchiale ai volontari di un’associazione che, da sempre, si dedica a soccorrere i poveri cercando di sconfiggere anche le cause della povertà attraverso un’azione attenta e responsabile secondo lo spirito del Vangelo. La distribuzione dei generi alimentari e la visita a domicilio delle persone in difficoltà, contraddistinguono il loro operato. Un’azione senz’altro meritoria e generosa ma che deve essere sempre attenta ai richiami delle nuove povertà. Dal mio punto di vista ritengo, infatti, che la povertà più silente ma non meno pericolosa di quella materiale, sia oggi la solitudine che comincia ad avanzare, a tutti i livelli, come un deserto che divora la costruzione umana, già nelle famiglie, e anche a livello degli stessi legami comunitari. Ai nostri giorni il primo servizio caritativo non può più esaurirsi nell’elargizione di beni di consumo, ma deve volgersi ad un’azione di tessitura di legami fraterni capaci di vincere solitudini e chiusure, traducendo in scelte concrete e profetiche le indicazioni di fraternità e solidarietà che si trovano nel Vangelo. Il primo passo che, fin da subito, una Comunità cristiana potrebbe compiere per vincere la causa di questa povertà, è essere vicina alla famiglia per sostenerla, affermarla, difenderla dalla devastante rivoluzione antropologica operata in questi anni, che sta mettendo fine alla più antica e solida istituzione umana, la famiglia appunto, che è l’alveo concreto della fratellanza. Una responsabilità per tutti e, in primis, per quanti operano la carità!

La novità dell’amore
Una coppia di fidanzati mi ha raccontato la storia del loro primo incontro: tutto sembra essere nato quasi per caso, ma poi la vita ha assunto una direzione precisa che li porta ora a decidere la data delle loro nozze avendo capito che sono fatti l’uno per l’altra e che possono intraprendere un’intera vita insieme. Credo che nessuno possa prevedere in anticipo l’incontro fatale perché si tratta sempre di una sorpresa e di una scoperta perché gli incontri si fanno sempre con persone vive che hanno i loro tempi che chiedono di essere rispettati. Intanto è sufficiente questo per iniziare il cammino insieme, lasciando sempre aperta la porta della sorpresa che rende ricco ogni incontro, anche quello più quotidiano e normale. L’importante è che i giorni che passano lascino sempre qualcosa di nuovo nel cuore di chi ama.

LA XXVI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO A CA’ SABBIONI

Da ben 12 anni, la San Vincenzo di Ca’ Sabbioni fa visita a persone ammalate e anziane di età avanzata (ultrasessantacinquenni). I Volontari si suddividono le strade, preparano gli elenchi dei residenti e, quindi, suonano i campanelli delle abitazioni e si presentano. A ciascuna famiglia o persona singola porgono i saluti, invitano a recitare la preghiera stampata sul retro dell’immagine come consiglia la Pastorale della Salute diocesana, il tutto accompagnato da un fiore in segno di stima e di condivisione. A voler descrivere i diversi sentimenti di emozione, di gioia e di riconoscenza che scaturiscono spontanei dal pur breve incontro, ci vorrebbero parecchi fogli come questo. Pensiamo, però, sia utile manifestarne qualche spunto in maniera succinta. Normalmente lo scambio dei saluti e il dialogo che ne segue, dura qualche minuto ma, in parecchi casi, l’incontro si protrae anche oltre la mezz’ora: molte persone, infatti, colgono l’occasione per aprire il loro cuore e rendere partecipi della loro sofferenza gli stessi volontari. E non sono solo sofferenze fisiche, ma anche spirituali: solitudine, dolore per la morte di congiunti, amarezza nei riguardi di figli o nipoti che non trovano adeguata sistemazione nella società e paura di essere soggetto di violenze e ruberie (solo per citarne alcune); per gli anziani, in particolare, dolori fisici di vario genere, acciacchi e disturbi in più parti del corpo. I volontari, però, raccolgono anche espressioni di gioia da tantissime persone: “Finalmente – dicono – qualcuno è venuto a trovarci e ci ascolta; grazie di vero cuore”. Ecco, quindi, che questa iniziativa crea un clima di fiducia, di stima e anche di amicizia per promuovere ulteriori incontri.

Concludiamo con una battuta:
PROVARE PER CREDERE!

A cura dei Volontari della S. Vincenzo di Ca’ Sabbioni

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