Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 29 ottobre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco

Ripeto ancor una volta che, a mio parere, questo settimanale dovrebbe essere letto da tutti i parroci e dagli operatori parrocchiali perché è sempre ricco di iniziative ed è sempre impegnato a prendere in esame e sperimentare “il nuovo” che compare nella nostra Chiesa a livello pastorale.

Talvolta si può anche dissentire, ma credo che sempre sia opportuno confrontarci con quello che propone questo foglio. Segnalo quindi “il fondo” di don Natalino sul problema della festa di Halloween con l’osservazione preziosa che il “paganesimo” occupa gli spazi lasciati liberi dal nostro impegno pastorale.

Invito ancora a leggere l’articolo di Alessandro Seno nella rubrica “Uno sguardo sulla settimana” che ha come oggetto “I cento anni dalla disfatta di Caporetto”.
Terzo: “Tre incontri formativi” per le tre parrocchie della collaborazione pastorale: san Giuseppe, san Marco ev. e Corpus Domini, condotti dal gruppo “don Pattaro”.
Quarto: “Ospiti in patronato”. Scelta di un interscambio tra le più svariate realtà parrocchiali, spalancando le porte del patronato ad altri.

Quinto: una proposta di Missione Belèm, un’esperienza religiosa particolare e vivace che si affaccia positivamente e con entusiasmo all’orizzonte della Chiesa e del mondo.

don Armando

UN AMICO IN PARADISO
di don Natalino Bonazza

Dopo la preghiera ci sediamo attorno al tavolo e subito chiedo ai bambini se sanno qual è la prossima festa. Halloween! grida subito il più svelto. C’era da aspettarselo. Abbozzo un sorriso e passo alla domanda successiva, che però non trova risposta ma solo occhi sgranati. I bambini non sanno che il 1° novembre è la festa degli Ognissanti.
Grazie ad una semplice scheda da colorare comincio a raccontare di qualche santo… Come sono vecchi e sterili quei dibattiti sulle origini culturali, religiose o dissacratorie, come pure le polemiche sui pericoli o l’innocuità di Halloween… Più banalmente bisogna riconoscere che un vuoto è stato riempito dal mercato festaiolo e che alla fine resta l’ignoranza religiosa. La mia attenzione torna ai bambini. Consegno a tutti un cartoncino, che porta questa scritta: «Ho un amico in paradiso: il santo di cui porto il nome». Invito ciascuno a scrivere il proprio nome di battesimo e li vedo diventare curiosi. Matteo, Andrea e Filippo sembrano sapere già che il loro amico è uno dei dodici apostoli. Anche Vittoria annuisce compiaciuta. Laura è un po’ incerta, ma glielo confermo.
Restano gli ultimi due. Emma non ci credeva, eppure anche lei ha un’amica in paradiso. Per ultimo, il bambino che era più svelto ed ora un po’ spento. Il suo nome è straniero e forse i suoi genitori gliel’hanno dato pensando ad una star del cinema… Kevin! Lo sai che porti il nome di un santo irlandese? Sorride, è contento di avere anche lui un suo amico in paradiso.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Mentre sto scrivendo queste righe sta per finire la giornata di martedì 24 ottobre ed è una data se non storica almeno importante:100 anni fa precisi avveniva la più disastrosa sconfitta militare dell’Italia durante la I Guerra Mondiale, quella oramai divenuta proverbiale di Caporetto.
Le divisioni schierate sul fronte friulano furono spaccate in due dall’esercito austro-tedesco che si aprì una via d’entrata nella penisola che fortunatamente venne chiusa a Vittorio Veneto e lungo il fiume Piave un anno dopo. Fu una tragedia militare e ancor più umana dove assieme ai soldati morti bisognò contare anche l’incredibile terrore provato da tutto il territorio italiano nel sentirsi “violato ” dallo straniero, assaporando la paura di famiglie private della parte maschile in guerra e che si trovarono il nemico non alle porte ma già dentro casa!
Stupisce come nel giro di qualche giorno i soldati tricolori, spossati da anni di trincee e condizioni igienico-sanitarie spaventose, passarono dalla quasi vittoria del conflitto alla disfatta assoluta.
Svariati libri e qualche trasmissione televisiva stanno giustamente rievocando questa pagina grave della nostra storia, esponendo i fatti accertati, ipotizzando cause e schierandosi chi a favore dei vertici militari dell’ epoca, chi contro. Tutti comunque sono d’accordo sul fatto che se non ci fosse stata Caporetto non ci sarebbe nemmeno stata la leggendaria resistenza dell’anno successivo che cambiò per sempre la percezione del popolo italiano il quale da quel momento in poi si senti nazione unita.
E’ meritorio che se ne parli e che ci sia interesse riguardo a tali avvenimenti, ancor di più in questi grigi periodi funestati da segnali di guerra che non dovrebbero neanche affiorare nei peggiori incubi dei potenti mondiali. E invece ci preoccupiamo di aerei bombardieri in pre-allarme, di test missilistici a lunga gittata, di uomini al potere più legati al proprio testosterone che non all’intelligenza e al dialogo.
Se lasciamo che la Storia passi senza farne tesoro e bagaglio per il futuro allora si che hanno ragione i giovani chiamandola “muffa antica “; bisogna saper trarre consiglio dal passato senza per questo guardare continuamente indietro ma utilizzandolo come trampolino per salire verso un avvenire migliore. Sembra invece che le tragedie, gli orrori e le bestialità di un tempo servano puramente per una fruizione distorta e offensiva del presente, basti solo accennare a quei tifosi e al loro uso di un ‘icona come Anna Frank…non credo serva aggiungere altre parole.
Non si riesce ad imparare dai propri errori e si continua a commetterli (quasi) nello stesso identico modo, solo che se adesso ci fosse un conflitto le conseguenze mondiali sarebbero inimmaginabili, credo si possa parlare di distruzione della terra.
E un pensiero del genere non ti fa fermare?
Ben vengano allora articoli e servizi su come la guerra ci ha cambiali, spero possano sensibilizzare chi gioca in maniera malsana con la vita di tutti noi!

TRE INCONTRI FORMATIVI

Nella collaborazione pastorale delle parrocchie di San Giuseppe, San Marco ev. e Corpus Domini viene condivisa la proposta del Centro Pattaro: un ciclo formativo di tre incontri per giovani e adulti dedicato ad approfondire il tema della Chiesa, com’è insegnato dalla Lumen Gentium nel concilio vaticano II Fin d’ora è bene segnare nel calendario le date di venerdì 10 (al Corpus Domini) 17 (a San Marco ev.) e 24 novembre (a San Giuseppe) dalle 21 alle 22.30. Gli incontri sono aperti a tutti, ma sono particolarmente invitati i membri dei consigli pastorali, i catechisti e gli animatori dei gruppi di ascolto, i ministri, straordinari dell’eucaristia, capi scout, gli educatori dell ‘AC, i volontari della San Vincenzo e della Caritas.

OSPITI IN PATRONATO

In questo periodo diversi gruppi di movimenti e associazioni ecclesiali chiedono di utilizzare il patronato per le loro attività. Oltre agli scout del Mestre 6, che hanno partecipato alle messe domenicali, a partire da questo mese una sera al mese si tiene la scuola di comunità di CL e nel fine settimana del 4 e 5 novembre ci sarà un ritiro kerigmatico della Missione Belem. Il coro diocesano continua a ritrovarsi per le prove a ritmo settimanale. In queste occasioni di ospitalità possiamo scorgere la ricchezza di esperienze e di vitalità nella Chiesa.

UNA PROPOSTA DI MISSIONE BELÈM

La Missione Belèm è nata a San Paolo in Brasile nel 2005 da padre Giampietro Carraro, originario di Sandon di Fosso. Egli sentì l’urgenza di annunciare la Parola di Dio ed incarnare il suo Amore in modo particolare fra i poveri, gli ultimi, gli emarginati che vivono per strada, per ridare loro la speranza e la dignità perdute.
In Brasile la missione Belém è seguita e approvata dal vescovo di San Paolo, il cardinale Odilo Pedro Scherer. In Italia fa parte delle associazioni per la nuova evangelizzazione con approvazione del Vaticano nell’ottobre del 2015. Dagli inizi ad oggi in Brasile sono state formate più di 140 case di accoglienza e sono stati accolti circa 35.000 fratelli.
Ad Haiti, dopo il terremoto del 2010, è nato un centro che accoglie 1000 bambini con l’aiuto di circa 200 adulti del posto. Missione Belèm si sta diffondendo anche in Italia attraverso gruppi, i quali fanno pastorale di strada e cercano di incontrare i fratelli del popolo della notte, barboni, drogati, prostitute… Pregano con loro e propongono un percorso nelle case di accoglienza, dove donando un clima di famiglia si cerca di ricostruire la loro dignità e attivare un percorso di recupero per un futuro nella società. In Italia inoltre questi gruppi propongono i ritiri Kerigmatici con lo scopo di promuovere un’evangelizzazione attiva, che possa far vivere ad ogni partecipante un’esperienza profonda e personale di incontro con Dio.
Nascono così lo Je-shuà per i giovani, il Ruah per gli adulti e il Cana per le coppie. In parrocchia di San Giuseppe sabato 4 e domenica 5 novembre il gruppo locale di Missione Belèm propone di svolgere il Ruah in patronato. Sabato 28 e domenica 29 ottobre Catia e Maurizio saranno presenti alle messe e all’uscita della chiesa per dare informazioni a chiunque sia interessato a partecipare.

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