Amore ed odio

I funerali e le televisioni hanno appena terminato la “grande abbuffata” sulla vita e sulla proposta civile e politica di Marco Pannella. Dopo gli interventi dei più prestigiosi giornalisti credo che per tutti sia praticamente impossibile scrivere qualcosa che non sia già stato detto. Se questo vale per gli uomini della cultura, tanto di più vale per me povero vecchio prete!

Però credo, che se confido agli amici quali siano stati i miei rapporti personali con questo spirito libero e liberatorio, possa aiutare anche i miei amici a prendere posizione su questo personaggio, che ha influito più di molti altri sul pensiero e sul costume della gente del nostro tempo.

Già in passato ho affermato a chiare lettere che per i radicali in genere e per Pannella e la Bonino in particolare ho sempre nutrito un sentimento di “amore ed odio”. Confesso inoltre che ho ascoltato con molto interesse il loro messaggio e che pure per certi aspetti ne ho tratto beneficio. Non sarei quello che sono a livello civile e pure religioso se non avessi incontrato questi testimoni e profeti laici, verso cui provo ammirazione e riconoscenza!

Comincio con “l’odio”: Ho sempre rifiutato in maniera “radicale” il Pannella dell’aborto, dell’eutanasia, e della liberalizzazione della droga. Perché ho sempre avuto l’impressione che questo personaggio pretendesse di mettersi sul posto di Dio volendo rivedere e riprogettare il volto della creazione voluta dal Signore.

Reputo istigazione all’omicidio, al suicidio e alla corruzione della gioventù le prese di posizione arroganti ed assolute di Pannella e dei suoi discepoli.

Ora vengo “all’amore”; ho ammirato, condiviso e sono riconoscente per le campagne di Pannella: sulla giustizia giusta, “sulla sua crociata” a favore dei paesi sottosviluppati, sulla assoluta presa di posizione contro la disumanità delle nostre carceri, sul suo impegno per i diritti civili, sulla difesa all’ultimo sangue del cittadino di fronte a qualsiasi legge che limiti o mortifichi la sua libertà, sulla sua intransigenza contro una chiesa trionfalista, intrigante e irrispettosa dell’autonomia dello Stato, il quale deve garantire sempre a tutti la libertà.

Ho pure condiviso ed ammirato la scelta di Pannella della non violenza portata avanti con la parola e con i suoi digiuni.

Questo è il Pannella che ho amato, ammirato e di cui mi sento debitore. Da Pannella poi ricevo come preziosissima eredità la lettera che ha inviato a Papa Francesco, lettera di una tenerezza commovente, che io reputo sia la testimonianza più bella e più genuina che emerge dalla parte più pulita e più sana della coscienza di questo “combattente” del nostro tempo.

Caro papa Francesco,
Ti scrivo dalla mia stanza all’ultimo piano, vicino al cielo, per dirti che in realtà ti stavo vicino a Lesbo quando abbracciavi la carne martoriata di quelle donne, di quei bambini, e di quegli uomini che nessuno vuole accogliere in Europa, questo è il Vangelo che io amo e che voglio continuare a vivere accanto agli ultimi, quelli che tutti scartano.

Questa passione è il vento dello “Spirito” che muove il mondo lo vedo dalla mia piccola finestra con le piante impazzite che si muovono a questo vento e i gabbiani che lo accompagnano.

In questo tempo non posso più uscire, ma ti sto accanto in tutte le uscite che fai tu.

Un pensiero fisso mi accompagna ancora oggi “Spes contra Spem”.

Caro Papa Francesco, sono più avanti di te negli anni, ma credo che anche tu ti trovi a dover vivere “spes contra spem”.

Ti voglio bene davvero, tuo Marco

PS: ho preso in mano la croce che portava mons. Romero, e non riesco a staccarmene.
Roma 22 aprile 2016

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