Il dramma che mi pesa nel cuore ma non mi toglie la speranza

L’intera città è rimasta sconcertata dal tragico evento che ha coinvolto l’ingegner Ernesto Cecchinato e sua moglie. È stato estremamente difficile per tutti comprendere il gesto del nostro concittadino che, dopo aver ucciso la moglie, ha posto fine alla sua vita ma è stato ancora più difficile capire perché egli si sia fatto portare da Abano a Mestre ed abbia scelto il giardino pensile del nostro ospedale per mettere la parola fine a due esistenze.

Queste domande comunque sono oziose e per nulla utili, l’importante è chiederci come mai nessuno si sia reso conto della disperazione che ha portato a questo dramma e non gli abbia offerto quella solidarietà che forse l’avrebbe aiutato a superare lo sconforto e la solitudine interiore.

I giornali mi hanno descritto come “il suo amico sacerdote”, in realtà non è stato così. L’ingegner Cecchinato l’avevo conosciuto quando mi donò, per il Don Vecchi, prima 150 suoi dipinti accompagnati da 5 milioni di lire e poi lo incontrai nuovamente quando, un paio di anni fa, mi offrì sempre per il Don Vecchi 100.000 euro. Sono certo che nutrisse fiducia e stima nei miei confronti, da parte mia fin dal primo incontro provai simpatia per questo uomo intelligente, generoso ed onesto.

Una mia vecchia parrocchiana, che conosceva l’ingegner Cecchinato meglio di quanto non lo conoscessi io, avendo saputo del suo dono mi disse: “Don Armando, gli stia accanto perché sta molto male e non ha il conforto della fede”. Molti pensano che una “buona parola” possa “convertire” una persona ma purtroppo so per esperienza che solamente una testimonianza coerente ed un’amicizia sincera forse può generare in un non credente una crisi positiva capace di aprire uno spiraglio di speranza. Ho fatto qualcosa ma non è stato sufficiente, forse perché era gravemente ammalato e sua moglie lo era molto più di lui ma soprattutto perché vivevamo molto lontani l’uno dall’altro e oltre alla stima reciproca non c’era molto altro. Io desideravo offrirgli conforto e speranza lui invece nutriva la curiosità di sapere come procedeva la realtà del quartiere Don Sturzo per il quale aveva lavorato e penato alquanto.

Sono estremamente addolorato per la tragica fine di questi due anziani coniugi ma non ho perso la speranza sia perché condivido il pensiero di Sant’Agostino che afferma che “ci sono uomini che Dio possiede e la Chiesa non possiede” sia perché il Dio in cui credo e che amo ha il volto del padre del figliol prodigo. Queste verità mi offrono la certezza che anche queste due care creature troveranno la pace.

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