I miei dubbi

Qualche tempo fa, pur cosciente di essere un semplice untorello di periferia, riflettendo sulla questione terribilmente complessa dei profughi, anche se in maniera faceta, sono arrivato a proporre soluzioni concrete. In quel momento non ho riscontrato alcuna reazione perché i lettori de “L’incontro”, che sono persone buone ed intelligenti, certamente avevano capito che le mie esternazioni di vecchio prete non avevano la presunzione di far credere che avessi la soluzione del problema in tasca, soluzione che pare non abbiano neppure i massimi responsabili ed esperti sia nazionali che mondiali. Credo che tutti abbiano capito che si trattava solamente di una provocazione per stimolare chi ha competenze e responsabilità a impegnarsi più sollecitamente almeno per approcciare il problema in maniera più seria. Nella mia proposta, come ultimo punto, auspicavo che la Guardia di Finanza, un giorno sì ed un giorno sì, facesse delle verifiche sul comportamento delle cooperative e degli enti pubblici perché non lucrassero più di tanto sulla disperazione dei profughi. Il mio discorso non era poi così ballerino e personale perché ormai l’intera nazione è venuta a conoscenza del comportamento e delle truffe che certe cooperative romane, in odore di mafia, hanno perpetrato ai danni dello Stato e sulla pelle di quei poveri disperati che purtroppo si illudono che l’Europa darà loro accoglienza per trovare finalmente un po’ di serenità.

Ora vengo al motivo di questa lunga premessa. Il giorno dopo l’invito del Papa, rivolto ad ogni comunità cristiana, di offrire un alloggio ad una famiglia di profughi, si è riunito il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Carpinetum. Io, pur non facendone più parte, ero stato invitato a partecipare a quella riunione di Consiglio. In quell’occasione si è discusso dell’invito del Pontefice e, anche su mia pressione che poi si è rivelata superflua, il Consiglio, seduta stante, ha messo a disposizione due alloggi. Il primo – che è al Don Vecchi – è già stato fatto ridipingere mentre per il secondo, che si trova alla Cipressina, si stanno spendendo euro 20.000 per la ristrutturazione. Di tutto questo mi sento veramente orgoglioso. Ho comunicato al Patriarca la disponibilità della Fondazione però sono passati quasi due mesi e nulla si è mosso. Non vorrei che la mafia fosse giunta anche a Venezia! Tra un po’, in mancanza di segnali positivi, proporrò di ritirare la disponibilità perché per quel che mi riguarda è doveroso pretendere serietà sia dallo Stato che dalla Chiesa!

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