Una ulteriore responsabilità

Ho conosciuto il dottor Paolo Fusco, il brillante giornalista del settimanale della diocesi “Gente Veneta”, quando era poco più di un ragazzo ed ho mantenuto con lui un rapporto di ammirazione e di stima profonda, non solo perché ho riconosciuto in lui un professionista versatile, attento al respiro della città e della Chiesa veneziana, ma anche un cristiano che ha sempre cercato di dare una lettura positiva della vita e prospettare soluzioni in sintonia con il pensiero della Chiesa. Molte volte gli ho manifestato pubblicamente la mia stima e la mia riconoscenza.

Faccio questa premessa perché si possa comprendere lo stupore e la grande amarezza che ho provato, alcuni giorni fa, quando mi ha telefonato comunicandomi che aveva colto l’opportunità di insegnare lettere nella scuola pubblica. Lo stato di disagio economico in cui è venuto a trovarsi il settimanale e le sue responsabilità di marito e di padre lo hanno costretto, anche se a malincuore e con tristezza, ad accettare la soluzione che gli offriva quelle garanzie necessarie al sostentamento della sua famiglia ma che, contemporaneamente, lo costringeva ad abbandonare la professione di giornalista, quella professione che tanto amava e che aveva scelto per vocazione e per spirito di servizio verso la Chiesa piuttosto che come fonte di reddito per godere di una vita agiata. Confesso che ho provato dolore per questa scelta pressoché obbligata ed altrettanto dolore per la situazione nella quale è venuto a trovarsi l’unico strumento di comunicazione sociale di cui dispone attualmente la diocesi di Venezia poiché Radio Carpini San Marco, la nostra gloriosa e amata emittente, è stata lasciata morire ingloriosamente alcuni anni fa. Ora “Gente Veneta” può contare solamente su due giornalisti e la Chiesa veneziana corre il rischio di far arrivare il suo messaggio solo al dieci per cento dei nostri concittadini e solo dai pulpiti delle nostre chiese.

Questa realtà carica noi de “L’incontro” di un’altra pesante responsabilità poiché attualmente il nostro settimanale è rimasto pressoché l’unica voce. “L’incontro”, che ha raggiunto una tiratura di cinquemila copie settimanali e che viene letto da ventimila mestrini, è arrivato ad essere il primo e forse l’unico strumento di comunicazione sociale in città poiché gli altri periodici, di ispirazione cristiana che sono più che modesti e pressoché inconsistenti, ci inseguono ma a molte leghe di distanza. Credo che si impongano quindi alle nostre coscienze sia la ricerca di altri collaboratori sia l’incremento del numero di pagine del nostro periodico affinché l’apporto dei cristiani alla vita della nostra città non diventi talmente flebile da non essere percepito da nessuno.

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