La predica del tassista

Un mio caro amico ha un figliolo ormai adulto e già laureato che un paio di anni fa è entrato in seminario perché ha deciso di diventare prete. Spesso gli chiedo notizie di questo figlio anche perché mi viene da confrontare la mia preparazione al sacerdozio con quella attuale. Qualche giorno fa gli ho chiesto a che punto fosse nel suo cammino verso l’ordinazione ed egli mi ha risposto che ha già fatto due anni ed ora gliene mancano altri quattro; ai miei tempi gli anni di studi teologici erano soltanto quattro in tutto e sono sempre stato convinto che fossero già tanti.

È mia convinzione che il tipo di studi teologici come erano e sono tuttora strutturati finiscano per alienare i futuri preti dalla cultura e dalla sensibilità della gente del nostro tempo, creando delle persone che parleranno ad altre persone che non esistono ormai più, perché l’evoluzione rapida e laica del nostro tempo ha degli schemi mentali talmente diversi dal pensiero della teologia insegnata in seminario da rendere quasi impossibile un dialogo positivo tra “fedeli” e sacerdoti. Questa convinzione mi spinge a leggere un tipo di letteratura religiosa meno sofisticata di quella offerta dalla teologia. Al mattino ad esempio faccio un po’ di meditazione su esperienze di fede offerte da semplici cristiani di tutto il mondo che, con candore e semplicità, offrono ai fratelli il loro modo di credere e di interpretare la Bibbia e questa lettura mi fa molto bene. Un paio di giorni fa ho letto questo commento al salmo 23, che dice: “Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male, perché tu sei con me”. Ecco il commento di un cristiano dello Zimbabwe:

-Per anni, sono stato ostaggio della paura. Avevo timore di tutto, di ogni nuova situazione, di ogni impegno. Passavo molte notti insonni. Se riuscivo a dormire, il sonno era popolato da incubi. La mia paura si è dissolta in un giorno, mentre viaggiavo in taxi. Sul cruscotto c’era un adesivo con queste parole: “Il mio taxi è il migliore. Paga e rilassati. Io farò il resto”. Quest’affermazione mi ha spinto a chiedermi: “Se posso rilassarmi in questo taxi, perché non posso farlo tra le braccia del Signore Gesù? Non è Dio, il migliore? Perché non smetto di preoccuparmi, e di avere invece fiducia in Lui, e rilassarmi?”
-Avevo appena lasciato i miei timori ai piedi del Signore, che una netta sensazione di sollievo mi ha pervaso. Mi sono ritrovato a canticchiare un inno: “Perché ti preoccupi, quando puoi pregare? Abbi fede in Gesù, sarà Lui la tua guida”. Ora, di fronte ad ogni situazione difficile, mi dico: “Gesù è il migliore, io credo e ho fiducia in Dio e Lui farà il resto”.-

Io la penso come questo cristiano del continente nero; mi pare che il Signore per la povera gente, come me, sia più comprensibile ed efficace quando ascolto il discorso che mi fa, attraverso gli eventi della cronaca quotidiana.

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