Penso che quasi tutti abbiano letto il famoso romanzo di Remarque “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.
Il titolo nasce da uno di quei soliti bollettini di guerra che, in mancanza di fatti eclatanti, tentano quasi di insinuare che, tutto sommato, si sia in tempo di pace, mentre il romanzo citato narra la storia terribile di ciò che avviene durante i normali bombardamenti.
Un soldato, per ripararsi, si era riparato in una buca provocata da una precedente granata, senonché anche un soldato “nemico” aveva fatto la stessa scelta e in un terribile attimo il protagonista pensa: “Se non lo colpisco a morte sarà lui a farlo!”. Afferrata la baionetta si avventa su di lui ferendolo a morte e per un’intera notte è costretto ad ascoltare il rantolo del “nemico” moribondo.
Gli toglie il portafogli e vede la foto della moglie e dei tre bambini di questo “nemico” che faceva il fornaio. Tutta la notte si tormenta domandandosi: “Perché l’ho fatto? Perché pure lui l’avrebbe fatto.”.
Remarque usa il racconto come una condanna senza appello della guerra! Qualche mese fa hanno cambiato il responsabile della Caritas diocesana ed anche in questo caso potrei usare lo stesso titolo “Nulla di nuovo sul fronte occidentale!” consapevole che in queste parole si consuma il dramma del limite, della disorganizzazione della Caritas diocesana e della mancanza di un progetto.
Sembra che il mondo continui a girare imperterrito; a tutti giova illudersi che ogni cosa vada per il meglio, mentre i poveri soffrono in solitudine il loro dramma!