Per Venezia non c’è salvezza

Mi rattrista il dover parlar male ancora una volta di Venezia perché, nonostante tutto, l’amo e sono orgoglioso di abitarvici, però ogni giorno di più mi convinco che per questa città non c’è più salvezza.

Voglio evitare di ripetermi sulla cattiva amministrazione, sulle occasioni perdute, sul mal governo e sull’acqua alta, ma vorrei richiamare la vostra attenzione sullo sconfinato esercito di burocrati impietosi, stupidi ed irresponsabili che la stanno soffocando.

I motivi di sconforto, di amarezza e di sdegno sono stati tanti, questo è solo l’ultimo.

Una cara signora, che ha avuto l’incarico dalla sorella deceduta alcuni anni fa di distribuire ad opere benefiche il patrimonio che ha lasciato, ha deciso di donare alla Fondazione i proventi della vendita di un “bacaro” che si trova vicino a San Marco.

Si tratta di una cifra ingente con la quale potremo finanziare la struttura per le emergenze abitative destinata a: divorziati, disabili, vecchi preti, operai ed impiegati di altre città che lavorano a Mestre, parenti di degenti in ospedale, giovani che tardano a sposarsi per la mancanza di un alloggio. Un complesso di 65 appartamenti che offriranno un servizio quanto mai necessario e soprattutto creeranno quella cultura e quella mentalità solidale di cui Mestre ha bisogno come il pane quotidiano.

Ebbene i burocrati del Comune, che sono poi gli stessi che hanno fatto perdere a Venezia il grattacielo di Cardin, le carceri, lo stadio e quant’altro, stanno facendo l’inimmaginabile per impedire o ritardare un’operazione benefica di notevole portata culturale e sociale.
Perché? Proprio non lo so!

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