L’ultimo giorno

Moltissimi anni fa incontrai Cristiano, uno dei tanti ragazzi che don Adriano, il mio carissimo cappellano, era riuscito a raccogliere all’ombra del campanile dopo la devastante burrasca della contestazione del sessantotto.

A questo giovane e bravo sacerdote, che un incidente d’auto menomò in maniera pressoché irrecuperabile, debbo eterna riconoscenza perché con il suo coraggio e la sua generosità, riuscì a far rinascere una splendida comunità giovanile dalla quale è poi ripartita la rinascita anche della parrocchia.

Cristiano ha fatto la sua carriera prima come dipendente del comune e poi come funzionario della Veritas, società che è succeduta all’Amministrazione Civica nella gestione del cimitero. Qualche giorno fa Cristiano mi ha cercato per dirmi: “Questo, dopo quarantadue anni di servizio, è il mio ultimo giorno di lavoro”.

Di questo signore, che organizzava i funerali di povertà, ricorderò per sempre la sua calda umanità e il suo rispetto soprattutto per chi era povero. Normalmente non c’è quasi mai nessuno ai “funerali di povertà” ma lui accompagnava sempre fino alla tomba questi “morti di nessuno”. La nobiltà di un uomo, che è vissuto quarantadue anni tra i morti, emerge anche da questo innato rispetto per la morte.

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