Venezia da sognare

Domenica scorsa ho trascorso una parte del pomeriggio con gli anziani del Don Vecchi ascoltando un concerto di canzoni veneziane.

Da noi c’è un piccolo staff di volenterosi che cura l’aspetto ricreativo-culturale per il nostro “borgo”. C’è chi contatta i cori o i gruppi teatrali della città e chi si accolla la manovalanza di spostare divani e tappeti per creare la sala d’ascolto.

Domenica 12 ottobre si è esibito il coro “La barcarola”, che cura un repertorio esclusivo di canzoni veneziane; una ventina di coristi, soprattutto donne, hanno intrattenuto incantevolmente per un paio d’ore il numeroso uditorio. Hanno presentato canzoni nel vecchio dialetto veneziano di Castello o di Cannareggio, lo stesso dialetto veneziano parlato dal Goldoni. Mi sono lasciato andare, cullato da melodie piene di nostalgia e di amor patrio nei riguardi della Serenissima, recuperando la Venezia che ho conosciuto settant’anni fa, una Venezia calda, intima, familiare e romantica. Ora chi vuole conoscere la nostra città non ha che da sognarla, perché quella reale è una specie di Veneland, che Luciano Mistro, il nostro compaesano, ha tentato di trapiantare in quel di Marcon.

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