Contrappeso

Nelle pareti dell’aula ove frequentavo il catechismo, quasi ottant’anni fa, erano affissi dei cartelloni che avevano una funzione didattica per aiutare la fantasia a memorizzare le nozioni molto asciutte ed impegnative del vecchio catechismo di san Pio X. Penso che a quel tempo fossimo pressappoco agli albori della nuova catechesi, i cartelloni erano piuttosto schematici e primitivi. Tra le nebbie del mio lontano passato ne ricordo solamente due: uno, che è stato pressoché un incubo della mia fanciullezza e rappresentava un triangolo con dentro un occhio ben spalancato, con sotto una didascalia, a spiegazione del disegno: “Dio ti vede sempre ed ovunque!”.

Mi è rimasta per molti anni la sensazione di un Dio spione, inquisitore e carabiniere. Debbo confessare che quell’immagine non mi ha mai giovato molto a livello spirituale. Mi ha liberato fortunatamente da quell’incubo la lettura della parabola del “Figliol prodigo” che ha trasformato quell’occhio indagatore nel volto aperto e cordiale del Padre. Il padre del figliol prodigo ha quasi cancellato dalla mia coscienza l’immagine di quel Dio implacabile del triangolo che mi ha messo, nell’infanzia, non solo paura, ma pure angoscia.

Ricordo però un’altra immagine di quei cartelloni della catechesi: una vecchia bilancia. Su uno dei piatti c’era un cumulo di oggetti con sotto scritto “peccati” e sull’altro una specie di piccola perla con scritto “virtù”. Immagino che volesse dire che il peso specifico della virtù è di molto superiore a quello della cattiveria, motivo per cui un’opera buona ha la capacità di controbilanciare tanta cattiveria.

Ultimamente, quando telefono alle famiglie del defunto per il quale m’è stato chiesto di celebrare il commiato per avere una minima idea della testimonianza che lui può offrire alla comunità, spessissimo, per non dire quasi sempre, i famigliari me lo dipingono come una persona buona e generosa. Forse esagerano un po’, talvolta però mi capita di incontrare una bella figura d’uomo e di cittadino, la cui eredità umana e spirituale vale la pena di essere offerta alla comunità.

Spesso, ritornando ai vecchi ricordi del catechismo, ho la sensazione che il piatto della bilancia nel quale è collocato il bene e la virtù, possa benissimo fare da contrappeso a tutto il male del quale i giornali ci informano con tanta puntualità e pignoleria.

Poi mi riconfermo in questa mia positiva scoperta con due metafore: quella del principe del foro veneziano avvocato Carnelutti che affermava che il male è come i papaveri rossi (ne bastano alcuni perché tutto il campo di grano rosseggi, mentre il bene è come le viole, profumate ma timide e nascoste). E quell’altra di monsignor Vecchi che affermava che quasi nessuno pensa alle pietre nascoste sotto la malta, che sono quelle che sostengono l’edificio.

Quindi a questo mondo c’è ancora spazio per la speranza.

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