Il don Vecchi, tutto sommato è una piccola parrocchia, con tutti i pregi e i difetti che hanno attualmente le parrocchie.
Il parroco poi di questa comunità, pur non essendolo io da un punto di vista canonico, vive tutti i drammi che affliggono e tormentano i parroci di questa nostra povera terra.
A cominciare dalla frequenza alla messa festiva; al don Vecchi superiamo di poco quella che registravo a Carpenedo.
Nella parrocchia, che ho lasciato tre anni fa, raggiungevamo il 42%, mentre al don Vecchi forse passiamo di poco il 50%, pur potendo partecipare alla messa senza affrontare il caldo d’estate e il freddo d’inverno!
Prediche, inviti, suppliche cadono tranquillamente nel vuoto con i pretesti di sempre: partecipo più intimamente e con più devozione alla S. messa in televisione, vado a messa in qualche altra chiesa ecc.
Per quanto riguarda la moralità anche se un detto popolare afferma che “quando il corpo si frusta, l’anima si lustra”, mi sembra che al don Vecchi il detto spesso non sia applicabile.
Per non parlare della solidarietà, principio validissimo e accolto con favore finché si tratta di ricevere, mentre c’è molto meno entusiasmo quando si tratta di offrirla la solidarietà.
Spesso sono costretto a rifugiarmi nelle parole di San Paolo che invita a “insistere con ogni mezzo e tempo e fuori tempo” per avviare le anime a Dio.
A giorni inizierò la visita annuale alle famiglie dei residenti per non lasciare nulla di intentato, ma finirò poi di affidare al Signore questi parrocchiani poco fedeli, nella speranza che faccia Lui!