Potrebbe sembrare perfino – come si dice – portare “vasi a Samo e nottole ad Atene”, affermare che non solo il nostro Papa si fa ascoltare volentieri, ma perfino le sue prediche si fanno leggere con piacere. Lungi da me affermare che i suoi predecessori non fossero intelligenti, colti e non dicessero delle cose buone, ma penso che una certa tradizione quasi imponesse loro un certo linguaggio ed un modo particolarmente complesso e sofisticato nel porgere le semplici verità evangeliche e le complicate elucubrazioni della teologia.
Non penso sia irriverente affermare che i discorsi dei pontefici erano lunghi, barbosi e difficili. Io ero sempre sorpreso, ma non ammirato, nel sentire qualche pio sacerdote affermare che leggeva quei discorsi; appena appena i teologi di professione citavano con frequenza questi discorsi.
Papa Francesco rappresenta davvero una sorprendente novità, tanto che mi è capitato di leggere che piace tanto perché è “un Papa poco Papa che non cerca Dio troppo in alto e troppo lontano”. Papa Francesco è uscito con decisione dagli stereotipi con i quali l’immaginario collettivo aveva “ingabbiato” la figura, il comportamento e soprattutto la parola del successore di Pietro.
Il Papa piace e si fa ascoltare quando parla: la mimica, le pause, le battute, le argomentazioni, soprattutto quando abbandona il testo scritto, fanno si che la gente ascolti volentieri anche quando ci chiede cose ostiche da vivere. Le folle sconfinate che ad ogni occasione gremiscono piazza San Pietro e via della Conciliazione sono la controprova di questo fascino che Papa Francesco esercita sugli uomini di ogni ceto e di ogni nazione.
Il nostro Papa però riesce a farsi “ascoltare” anche quando scrive. Di solito il discorso scritto è più elaborato, più concettuale e soprattutto è privo di inclinazioni della voce e della mimica del volto, degli occhi e delle mani, motivo per cui è più difficile leggere volentieri un testo scritto, a meno che non sia di contenuti piacevoli o leggeri o sia scritto da persone di enorme elevatezza culturale.
Più di una volta, quasi con stupore, mi sono scoperto a leggere discorsi del Papa su “L’osservatore Romano”, il giornale più barboso in assoluto. La nostra “editrice” pubblica ogni settimana la testata “Il messaggio di Papa Francesco”, curato dal collaboratore Enrico Carnio, contenente in ogni numero il sunto di tre, quattro discorsi del Papa. Meraviglia delle meraviglie ogni settimana vanno esaurite tutte le copie.
In questi giorni poi ho ricevuto il bollettino parrocchiale di San Nicola di Mira che il mio vecchio cappellano, don Gino Cicutto, gentilmente mi invia, e con sorpresa ho constatato che anche lui dedica una pagina intera ad un discorso del Papa. L’autenticità e la semplicità fortunatamente premiano ancora.
05.06.2014