Un paio di giorni fa ho letto sul Gazzettino una notizia che mi aspettavo prima o poi, ma che comunque mi è giunta amara: monsignor Fausto Bonini, parroco del duomo di Mestre, lascia la parrocchia per limiti di età.
Il solito Alvise Sperandio normalmente informa con qualche giorno di anticipo notizie sul mondo ecclesiastico che probabilmente qualcuno della curia gli passa puntualmente. Il giornalista del Gazzettino non solo dà questa notizia, ma informa pure sui probabili aspiranti a condurre la più grande e più significativa comunità cristiana della nostra città.
Quando monsignor Bonini giunse a San Lorenzo, almeno a livello formale aveva qualche compito, se non di direzione o coordinamento, almeno di rappresentanza della Chiesa mestrina verso i responsabili della città civile. Non so se don Fausto ogni volta che è intervenuto in questo settore l’abbia fatto in forza del mandato ricevuto o per iniziativa personale, comunque tutti abbiamo avuto modo di avvertire che ogni volta che il parroco del duomo ha preso posizione su qualche argomento di interesse comunitario, la reazione della città e quella dei suoi rappresentanti s’è fatta immediatamente sentire accusando sempre “il colpo”. Questo suo modo di intervenire ha creato dunque in passato un grave problema, benché sia convinto che una città abbia bisogno di avere anche a livello religioso chi la esprima, ed è indubbio che le due città, Mestre e Venezia sono qualcosa di decisamente diverso con problematiche diverse.
Quello che invece mi preoccupa particolarmente è che dal prossimo giugno verrà a mancare il punto di riferimento più avanzato della pastorale nella nostra città post industriale. Don Fausto ha indubbiamente posto in atto un progetto pastorale di tutto rilievo che a tutti i livelli rappresenta a Mestre il punto più avanzato della testimonianza di una comunità cristiana in città.
Il sonnecchiare delle parrocchie mestrine ebbe, nella comunità del duomo, non solamente un modello avanzato di pastorale, ma anche un pungolo che poteva almeno turbare la coscienza di chi ha meno fantasia e spirito di ricerca per aprire varchi sulla nostra società in rapidissima evoluzione.
Alvise Sperandio, assai esperto e molto tempestivo nel raccogliere gli umori e i presunti orientamenti della curia, ha pure fornito una triade di nomi di possibili aspiranti o di probabili successori di don Bonini. Se le cose stanno come le prospetta il giornalista del Gazzettino, a mio parere c’è almeno un nome di uno di questi tre che ha le qualità per portare avanti il progetto pastorale di don Fausto. Dato che nella Chiesa non è entrata ancora la prassi, come era nella Chiesa antica, di consultare il popolo di Dio per queste scelte, non mi resta che pregare perché Mestre abbia almeno un parroco autorevole ad esprimere la Chiesa della nostra città e per fare da mosca cocchiera.
24.04.2014