Il recupero

Questa è una vecchia storia il cui inizio ho già raccontato un paio di anni fa e su cui sono ritornato un paio di volte, ma che sento il bisogno di riprendere per informare su come essa stia continuando.

Degente nel nostro ospedale, una mattina mi capitò di scambiare qualche parola con una giovane signora che stava pulendo la stanza. La nostra gente, soprattutto quella più semplice e genuina, stabilisce subito un rapporto quasi familiare quando incontra un sacerdote, specie quando egli è anziano.

Da questa cara signora venni a sapere che fino a poco tempo addietro c’era un prete che celebrava la messa ogni domenica nel piccolo borgo ai margini della città in cui lei abitava. In questo villaggio il cuore della comunità era costituito dalla chiesa e dalla scuola. Prima però venne chiusa la scuola, per portare i pochi alunni a Favaro, poi fu chiusa pure la chiesa per mancanza di sacerdoti, tanto che gli abitanti provavano un senso di smarrimento e di abbandono. Venuta a sapere che ero andato in pensione, mi disse , con un sorriso accattivante: «Perché non viene lei?». In quel momento ci sarei andato correndo perché anch’io, uscito dalla parrocchia, mi sentivo orfano e allo sbando.

Per qualche tempo, per motivi un po’ futili, la cosa sembrò irrealizzabile, però, col passare dei mesi, le difficoltà si risolsero e si arrivò ad una soluzione minimale che parve l’unica possibile: celebrare l’Eucaristia il primo venerdì del mese. Ciò è poco per una comunità, però ora ho la sensazione che di mese in mese anche questo “poco” sia sempre più atteso, la preghiera si fa sempre più calda e familiare e sembra che il senso dell’abbandono e della solitudine si stia pian piano dissolvendo, anzi rifiorisca un senso di comunità fatta di comunione e di condivisione ideale. Ogni mese, quando nel tardo pomeriggio parto per Ca’ Solaro, ho la sensazione di ritornare ai tempi della mia infanzia, di ritrovare la cara gente del mio paese che pure viveva in stretto contatto con la terra, che ritmava la vita con le stagioni, che si rivolgeva al Signore con semplicità e con fiducia e, pur non parlando troppo di comunità, viveva una vita di famiglia.

L’incontro con la cara gente di Ca’ Solaro mi aiuta a recuperare i tempi della mia fanciullezza, a guardare con più simpatia e familiarità uomini e donne, e a sentirmi a casa mia condividendo con loro il ritorno della vita e della natura che ci avvolge tutti con un abbraccio ricco di poesia e di bellezza.

18.04.2014

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