Mi pare che sia stata la settimana scorsa quando ho raccontato ai miei cari amici de “L’Incontro” la mia iniziativa di benedire le 64 “case” del Centro don Vecchi di Campalto.
L’età e gli impegni mi costringono a trascurare l’ormai consistente popolo dei Centri don Vecchi di Marghera e di Campalto. Mi sento veramente in colpa, anche se so che il motivo di questa mia scarsa frequenza non è mancanza di amore, né pigrizia o trascuratezza, ma solamente il fatto che ormai sono vecchio e non riesco ad essere spesso presente e a manifestare il senso di autentica fraternità che mi lega a questa mia cara gente.
La visita, come ho riferito, mi ha riempito il cuore per la simpatia e l’affetto che ne ho ricevuto. Abbastanza di frequente mi sono complimentato con i singoli residenti per il gusto con cui hanno arredato l’alloggio e per l’ordine e la pulizia con la quale lo mantengono. Talvolta ho ammirato l’arredo e i quadri con i quali qualcuno ha abbellito le pareti. Di certo non ospitiamo a Campalto collezionisti d’arte, però ognuno ha appeso quello che aveva di meglio. Innamorato dell’arte, anzi “drogato” d’arte quale io sono, qualche volta ho chiesto il nome degli autori.
Ricordo che in uno di questi appartamentini fui attratto da un disegno in nero; capii d’istinto che era qualcosa di particolarmente significativo, tanto che mi complimentai con la padrona di casa. Avevo già voltato pagina su questa “visita pastorale” quando, domenica scorsa, all’ora di messa, si presentò nella sagrestia della mia “cattedrale” quella signora di Campalto con la litografia che avevo notato nella sua casa. Il gesto mi ha commosso, tanto che non ho avuto il coraggio di rifiutarlo perché ho avvertito che era felice di potermelo donare e l’avrei delusa se non l’avessi accettato.
Si tratta di una stampa di Picasso, “La danza della pace sul mondo”. Infatti notai, all’interno del girotondo, la famosa “colomba” che per decenni la sinistra ed i pacifisti di mezzo mondo hanno sventolato nelle piazze contro l’imperialismo americano.
Io che amo l’arte non per il prezzo delle opere, ma per il messaggio e la poesia che esprimono, collocherò in un posto d’onore del “don Vecchi 5” il nostro “Picasso”, però voglio allegare pure il testo della lettera con cui l’anziana signora ha voluto accompagnare il suo dono, perché tutti sappiano la ricchezza del cuore dei nostri anziani e si impegnino perché la loro vecchiaia scorra serena e felice.
07.04.2014
Reverendo Padre don Armando,
La ringrazio ancora sentitamente per la Sua presenza presso la mia casa in occasione della Benedizione.
La mia emozione per l’Evento mi ha impedito di compiere un gesto che avrei voluto fortemente già da allora. Così spero che Lei accolga questo piccolo dono che Le offro con amore, entusiasmo e silenzio nel segno della riconoscenza per tutto ciò che Lei quotidianamente regala a me e a tutti i miei compagni dei Centri don Vecchi e naturalmente non solo!
Il pittore alla fine della vita ha voluto con pochi tratti dipingere alcune opere di forte valore simbolico. La litografia rappresenta “La danza della pace nel mondo”. Sono felice che Lei la tenga e forse troverò il quadro in una delle case da Lei create, donando una vita nuova e serena a coloro che hanno la fortuna di abitarvi.
Sommessamente, con immensa gratitudine,Maria Rosaria Bellocchio
Campalto, appartamento n° 33