L’ultimo raggiro

Io dovrei essere un esperto dei trucchi che un certo tipo di marioli adoperano per spillare soldi ai cittadini e in verità mi ritenevo tale, tanto da dar consigli a persone che pensavo ingenue, indifese e quindi facilmente raggirabili.

Vi racconto l’ultimo raggiro da me subìto per dirvi quanto “macaco” sono ancora, ma soprattutto perché gli amici possano conoscere questo stratagemma e, conoscendolo, possano evitarlo.

Alcuni giorni fa stavo uscendo dalla chiesa del nostro camposanto dopo aver celebrato un funerale. Mi si avvicina una signora vestita di nero dall’apparente età di trent’anni, senza fascino particolare, anzi con un volto abbastanza normale e scontato. Senza tanti preamboli mi dice: «Noi purtroppo ci conosciamo bene, don Armando, perché in quest’ultimo mese ha celebrato il funerale di due miei famigliari». In verità non ricordavo d’averla mai notata, ma sono infinite le persone che mi conoscono, mentre io non conosco loro.

Continuò, con fare imbarazzato: «Per fortuna la incontro, perché mi trovo in una situazione veramente difficoltosa. Abito in via Toti e sto andando in ospedale a San Giovanni e Paolo a Venezia per una visita prenotata da tempo perché sono affetta da leucemia, ma ho lasciato a casa il portafoglio e pure la chiave. Non ho nessuno a cui chiedere i soldi della visita, devo pagarla in contanti. Potrebbe, don Armando (e diceva il mio nome come fossimo stati amici d’infanzia) prestarmeli, che glieli riporto questa sera?»

C’era poco da tergiversare, aveva l’appuntamento e appena il tempo per raggiungere l’ospedale. In realtà mi passarono per la mente dei dubbi, perché questo inganno l’avevo già subìto, però da gente più sciolta e più convincente, mentre questa mi pareva in realtà confusa e imbarazzata. Avevo appena ricevuto 50 euro quale offerta per il funerale. Le chiesi titubante: «Quanto le serve?». «Quarantotto euro». Le diedi i cinquanta appena ricevuti. Mi chiese – bontà sua – se desideravo il numero del suo cellulare, ma mi parve poco gentile manifestarle qualche dubbio sulla sua onestà e perciò le dissi che non occorreva.

Stanno passando i giorni, ma nonostante le avessi detto che ogni giorno celebro messa alle tre, non ho ancora avuto il piacere di rivederla per chiederle com’è riuscita ad entrare in casa.

Confesso che, più che per i cinquanta euro, sono dispiaciuto perché quando incontrerò qualcuno che ha veramente bisogno, di certo mi ricorderò del volto apparentemente smarrito di questa emerita furfante.

Ho letto sul Gazzettino che a Mestre sono ben quattrocento i “poveri” che battono la città. Per quel che mi riguarda ce ne sono due tre che si avvicendano a chiedermi l’elemosina ogni giorno all’entrata e all’uscita del cimitero, però con loro me la cavo con due, tre euro e sono ben conscio che sono mendicanti di professione, mentre questa signora vestita a lutto è stata talmente brava da non sembrarmi una professionista e perciò è riuscita a fare il “colpo grosso”!

01.04.2014

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