I lettori più attenti de “L’Incontro” avranno certamente notato che all’interno del mio diario inserisco normalmente due perle preziose, una preghiera particolarmente significativa e una sentenza di qualche autore che ha avuto la capacità di condensare in poche parole delle verità quanto mai ricche di saggezza e che fanno pensare.
Faccio questa operazione per due motivi. Il primo è di ordine tecnico perché questi due riquadri snelliscono l’impaginazione ed aiutano a leggere anche tutto il resto. Il secondo, perché i lettori trovino, all’interno della mia prosa sempre più monotona e scontata, anche qualcosa di più valido che “buchi” per il suo contenuto particolarmente ricco.
Sia le preghiere che le sentenze le raccolgo tra le mie letture un po’ errabonde, mentre la caricatura la prendo, senza chiedere permesso alcuno, dal bellissimo quindicinale “Il Nostro Tempo” di Torino. Quando scelgo questi testi lo faccio con particolare attenzione e sempre in linea col mio modo di pensare perché diventino essi stessi arricchimento della mia proposta ideale.
Qualche settimana fa ho pubblicato una vignetta che presenta la figura di un lord inglese con una battuta di Chesterton, il famoso convertito che è diventato uno dei più significativi polemisti cattolici. Questo autore è quanto mai incisivo per i suoi pensieri offerti in maniera quanto mai spigliata e con un pizzico di ironia anglosassone. La battuta diceva: “Si ringraziano gli amici che ci regalano una scatola di sigari o un paio di pantofole per il nostro compleanno. Posso io non ringraziare Qualcuno (naturalmente si riferisce al buon Dio) che per il mio genetliaco mi ha regalato la vita?”.
Mi sono sentito un verme! Ho ringraziato il Signore quando, dopo essermi tolto un tumore all’intestino, mi sono ritrovato vivo nella linda cameretta dell’Umberto I°. Ho ringraziato pure il Signore con intensità quando mi sono svegliato nella camera di rianimazione piena di lucette multicolori, dopo che al Policlinico di Padova mi hanno tolto un rene ormai compromesso e pericoloso per la vita. Però ho capito che è semplicemente vergognoso aspettare situazioni così gravi per dire grazie quando dal primo istante del mio risveglio al mattino fino al momento in cui mi addormento alla sera avrei migliaia di motivi per lodare e ringraziare il Signore. Eppure mia mamma mi ha insegnato fin dalla prima infanzia a dire “grazie Signore” anche per una caramella.
Una trentina di anni fa è uscito un libro intitolato “Preghiere” di Michel Quoist. Erano preghiere tutte diverse da quelle convenzionali: ne ricordo una in particolare che ringraziava il Signore per aver incontrato il garzone del fornaio che canticchiava per strada mentre portava le famose baguette ai clienti, un’altra per la ragazza con le labbra color di rosa e un’altra ancora per la signora che gli aveva ceduto il posto in tram.
A me piace quanto mai quel salmo che, come il Cantico delle Creature di san Francesco, canta e loda il Signore per tutto quello che rende bella la terra ed incanta i nostri occhi e il nostro cuore. Sono riconoscente a Chesterton per avermi ricordato tutto questo.
15.02.2014