Spero che vinca il mio cavallo

Domenica prossima è per me la festa dell’Immacolata. Nel mio sermone, anche se non me lo sono ancora preparato, parlerò della Vergine come punto di riferimento a livello umano, perché non ha ereditato le miserie e le brutture commesse dall’uomo lungo i secoli. Sono sempre stato convinto che all’uomo del nostro tempo si debbano proporre valori alti ed ideali luminosi, dicendo che in qualche parte della nostra coscienza possiamo scoprire ancora qualche vestigia della creatura uscita dalle mani di Dio, ma ora ridotta ad una “magnifica rovina”. Per me l’Immacolata apre, su un cielo cupo, uno scorcio di luce e di speranza e perciò mi fa sognare e sperare che l’incontro con l’Immacolata sia per tutti uno sprono ad esprimere il meglio di sé.

Confesso però che domenica 8 dicembre non sarò del tutto indifferente all’evento politico della consultazione popolare sulla candidatura a segretario del Pd. Io ho già scritto che ho puntato la mia fiducia sul “cavallo matto” Renzi – per usare un termine sportivo – che m’è parso giovane, vivace, risoluto, intelligente, senza peli sulla lingua. Soprattutto spero che Renzi, proveniente dalla cultura e dalla sensibilità del mondo cattolico più aperto, apra un dialogo onesto e costruttivo con la cultura e la sensibilità del mondo laico più aperto e disponibile ad un servizio al Paese e non all’interesse di un partito o di una frangia del nostro Paese.

Continuo a sperare che lo zoccolo duro proveniente dal partito comunista non riesca – come avvenne con Veltroni che pure proveniva da quella cultura – a far fallire questo sogno di creare in Italia un partito più composito, più aperto al dialogo, più moderno e soprattutto più capace di sfruttare tutte le potenzialità positive che ogni esperienza ed ogni creatura può offrire.

Se però alla Provvidenza sembrerà opportuno far emergere un altro dei tre candidati in corsa, a me andrà ugualmente bene se egli riuscirà a portare la pace sociale, sollevare le sorti dell’economia e soprattutto prendersi particolarmente a cuore la sorte delle classi più povere e più indifese e tagliare le unghie al parassitismo, alla esasperata burocrazia e ai tantissimi privilegi che ancora permangono nel nostro Paese.

Quando queste note vedranno la luce, questi giochi saranno di certo conclusi, però ritengo opportuno che si sappia e possibilmente si tenga conto che tanti sognano come me una nuova “primavera” della politica.

07.12.2013

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