Una medaglia mancata

A me piace sempre avere un volto, avere i lineamenti umani che definiscono il tipo di personalità dei fratelli per i quali mi si chiede di celebrare il commiato cristiano. Mi riesce impensabile immaginare di poter salutare in maniera anonima un fratello di fede che non ho mai incontrato e, meno che meno, conosciuto, e perciò non poter far beneficiare della sua testimonianza la comunità. In genere celebro il funerale di persone molto anziane che da anni vivono assistite da una badante o ospiti delle case di riposo per non autosufficienti di Mestre o del contado, persone ormai del tutto sconosciute in una città che di per se stessa è quanto mai anonima.

Talvolta sono i famigliari che mi cercano per parlarmi del loro caro estinto, ma più spesso sono io a prendere contatto, quasi sempre per telefono, con un famigliare di cui mi fornisce il numero di cellulare l’agenzia di pompe funebri che organizza il funerale. Quindi la conoscenza è quasi sempre precaria e parziale, ma comunque sufficiente per poter cogliere la testimonianza e recepire l’eredità umana e spirituale che il “partente” ci lascia.

Per me il commiato è occasione propizia per aiutare i parenti a porsi le grandi e fondamentali domande: “Da dove vengo, chi mi ha donato la vita, che cosa ne sto facendo, ed infine dove sono diretto?” La dimensione pastorale del suffragio si basa su questa possibilità di far riflettere, in una situazione esistenziale quanto mai propizia, sulla bellezza e l’essenzialità del messaggio di Gesù nei riguardi della vita e della morte. Il suffragio è importante, ma altrettanto la catechesi e più ancora la testimonianza globale di un’intera vita che il fratello ci offre.

A questo riguardo potrei e forse dovrei parlare a lungo delle “belle scoperte” che sto facendo. Mi convinco sempre di più che a questo mondo, anonimo ed apparentemente banale, c’è invece tanta bella gente che ha molto da insegnarci e da donarci. Per un prete avere un auditorio attento, disponibile e soprattutto nelle condizioni migliori per recepire la proposta delle grandi verità cristiane, è un’opportunità da non lasciar perdere. Quindi provo la gioia profonda di donare il messaggio di Cristo in maniera essenziale, senza fronzoli e con grande convinzione.

Mi arricchiscono pure moralmente le belle testimonianze di gente semplice e umile che mai raggiungono le pagine dei giornali, ma che sempre edificano e ci aiutano a vedere la parte più buona della nostra società.

Proprio in questi giorni nei giornali si è parlato del criminale nazista che non si disse mai pentito per aver trucidato a Roma a sangue freddo più di 300 persone, avendo solamente obbedito agli ordini e fatto il suo dovere. Il figlio del defunto novantatrenne di cui dovevo celebrare il funerale mi confidò che suo padre aveva partecipato alla campagna di Grecia e poi di Russia, avendo meritato perfino la croce di guerra, ma era orgoglioso di non aver sparato neppure un solo colpo e poi, tornato, aveva fatto con scrupolo il cameriere. La stampa non parla mai di questi veri eroi, eppure ci sono e fortunatamente sono tanti i cittadini che lasciano un’eredità preziosa e sublime e che io fortunatamente sono in grado di raccogliere e ridonare.

20.10.2013

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