E’ del Magnificat l’affermazione che Dio si serve di umili strumenti per fare cose grandi. La teologia poi, da san Paolo ai nostri giorni, non ha fatto altro che ribadire questo concetto, arrivando alla conclusione che “tutto è Grazia”, come afferma Mauriac.
L’uomo si illude di essere il protagonista dei fatti della vita, mentre è solamente un umile strumento nelle mani di Dio. E’ Dio che opera, l’uomo diventa già importante quando si mette fiduciosamente a Sua disposizione. Ricordo una bella immagine di Tagore, il grande poeta e mistico indiano, il quale immagina Dio che, soffiando su una umilissima canna di bambù, riempie la valle di dolcissime melodie.
Domenica scorsa ho avuto, netta e limpida, questa sensazione, constatando come il “mio coro” sia riuscito pian piano a far cantare l’intera assemblea, tanto che ogni canto è capace di esprimere una lode corale ed intensa di spiritualità, cosa che non mi era mai capitato precedentemente nei miei sessant’anni di sacerdozio, se non per brevi periodi alla messa dei funerali a Carpenedo.
Io sono assolutamente stonato, motivo per cui non ho mai potuto essere di aiuto per quanto riguarda il canto nelle liturgie della parrocchia, però il canto l’ho sempre voluto e favorito, tanto che a Carpenedo abbiamo avuto per qualche periodo una corale di ben sessanta elementi, guidata dal maestro Mario Carraro, quanto mai esperto nella scelta appropriata dei canto e nella loro esecuzione. Però mai, per quanto facesse, è riuscito a coinvolgere interamente l’assemblea così da farla partecipare ai ritornelli in maniera intensa e corale.
Ora mi capita invece che la “Corale santa Cecilia” del “don Vecchi”, composta da poco più di una ventina di ultraottantenni, diretta da una maestra elementare che nel lontano passato ha fatto cantare i bambini in classe; con, alla pianola, una pari età e, al violino solista, un novantacinquenne. Non solo nella mia chiesa prefabbricata si canta con convinzione e intensità spirituale, ma si coinvolge l’intera assemblea come mai m’era capitato di sentire.
Il “mio coro” veramente aiuta a pregare col canto i fedeli che ogni domenica gremiscono la “cattedrale fra i cipressi”, ma anche conforta ed allieta il cuore di questo vecchio prete nell’ultima stagione della sua vita.
07.08.2013