Santanché e l’Annunziata

Tento di non perder mai la rubrica di Rai tre “Mezz’ora”, condotta dalla quanto mai nota giornalista televisiva Annunziata.

Questa donna, sobria nel vestire, lucida nel suo argomentare, preparata ed attenta alla vita sociale e politica del nostro Paese, intervista ogni settimana personalità di spicco, con un’arguzia e con grande capacità di far emergere il pensiero del suo interlocutore. Il suo difetto maggiore è la faziosità: è una donna decisamente di sinistra, anche se oggi la sinistra è costituita da un arcipelago di isolotti tanto difformi tra loro, per cui è ben difficile capire di quale sinistra possa essere una persona, anche se schierata pubblicamente.

Ho notato che quando il personaggio è di spessore e soprattutto è una persona integra, autorevole e competente, c’è in questa giornalista un atteggiamento rispettoso, mentre se l’intervistato non è molto consistente, allora lei lo straccia letteralmente.

Oggi ero particolarmente curioso perché l’intervistata era la Santanché, la passionaria del cavaliere dello schieramento decisamente opposto a quello della giornalista. M’aspettavo, con curiosità, una specie di “baruffe chiozzotte”.

Fin fa subito notai “la proletaria” col suo abito scuro e abbastanza dimesso, mentre l’altra aveva dei pendagli abbondanti alle orecchie, un volto appena uscito dall’estetista e dei capelli pettinati di fresco dalla parrucchiera. Il dialogo si accese immediatamente su Berlusconi, di cui la Santanché parlava come del suo leader carismatico e l’Annunziata come dell’inquisito. Notai però che ognuna s’era riproposta di non arrivare alla rissa; non sarebbe convenuto a nessuna delle due arrivare allo scontro aperto, sarebbe stato uno spettacolo deludente il vedere le due donne “prendersi per i capelli!”.

D’istinto avvertivo di parteggiare per l’Annunziata; l’altra la sentivo sofisticata e fanatica. Debbo però confessare che se anche i colpi di fioretto di ambedue tentavano sempre di arrivare al bersaglio grosso, la Santanché non solo si difendeva bene, ma più volte ha messo all’angolo la rivale con stoccate quanto mai efficaci.

Se fossi stato l’arbitro, avrei dato alla Santanché la vittoria ai punti. Poi conclusi che l’una e l’altra, se si impegnassero per cause più nobili, avrebbero tutto da guadagnare e il nostro Paese pure, perché l’Annunziata si batte in maniera nostalgica per un’utopia fallita, e l’altra per un donnaiolo fanfarone e pieno di sé.

31.06.2013

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