Io sono un uomo che risparmia a tutti i livelli e quindi cerco di non buttar via neppure un secondo. In questa ottica avrei scrupolo di coscienza anche a sprecare i venti minuti che impiego ogni giorno per il tragitto dal “don Vecchi” al cimitero e viceversa. Impiego questo tempo, come ho già detto altre volte, ascoltando radio radicale, che è l’unica emittente tanto seria da non indulgere mai in programmi di intrattenimento sempre banali.
In questo momento la radio di Pannella e della Bonino non fa altro che parlare del problema delle carceri, giudicate sovraffollate, vecchie, disumane, incivili, tanto che Pannella & Co. accusa lo Stato italiano di essere criminale. Questo i radicali non lo dicono da oggi, ma da decenni e io, dal giorno in cui sono entrato a Santa Maria Maggiore col Patriarca Roncalli per celebrare colà la messa di Pasqua, la penso esattamente come loro. Avevo avuto un sussulto di speranza con la ministro Severino che propugnava, nel suo breve periodo di Ministro della Giustizia, pene alternative a quelle della detenzione in gabbia. Purtroppo lei, che di carceri penso se ne intendesse essendo un avvocato di grido, se n’è andata troppo presto assieme al suo “principale” Mario Monti.
La Cancellieri non so come la pensi, comunque anche in questo settore specifico soltanto, una “rivoluzione” della portata di quella francese o russa potrebbe farci sperare che qualcosa possa cambiare.
Qualche domenica fa, però, mentre me ne stavo andando dopo la messa, mi ha raggiunto un signore che di certo legge “L’Incontro” e perciò sapeva come la penso a proposito di carceri, e m’ha donato un volume sull’argomento: “Uccidiamo il criminale?”, di Mario Ottoboni. Non ho ancora terminato di leggere il volume quanto mai interessante soprattutto per gli “addetti ai lavori”, ma anche per chi ha a cuore la dignità dell’uomo e il suo recupero ad una società corretta.
Leggendo il percorso che è proposto per i carcerati, si capisce immediatamente che non prevale l’azione punitiva – che non serve a nulla – ma la vera rieducazione e il coinvolgimento in questo percorso di tutte le realtà che girano attorno al carcere. Confesso che mi ha stupito quanto mai il discorso di affidare ad enti privati, distinti dalla burocrazia pesante, costosa ed inconcludente dello Stato, la gestione delle carceri, soluzione che ne rende infinitamente meno costoso l’onere per la collettività.