In queste ultime settimane, venendo a conoscenza della listerella di preti che vanno in pensione per raggiunti limiti di età e delle relative parrocchie che rimarranno senza parroco, tante volte ho pensato al nostro Patriarca, dicendomi: “Come farà a tappare tanti buchi avendo pochissimi preti e per di più tanto anziani?”
Pur non essendo questo un problema che mi riguardi personalmente, pur essendomi lambiccato il cervello, non sono riuscito a trovare una soluzione che mi appaia valida. Già nel passato mi è parso che una delle soluzioni più razionali sarebbe quella di accorpare le parrocchie e creare delle pur piccole comunità sacerdotali che si pongano a servizio delle parrocchie accorpate, evitando così doppioni nell’assistenza ai vari gruppi parrocchiali, sfruttando la sinergia delle diverse attitudini e soprattutto destinando i singoli sacerdoti a quel tipo di apostolato verso il quale si sentono più portati e preparati.
Comunque, pur adoperando questa soluzione-tampone, sono ancora infiniti i problemi da affrontare e il più cruciale fra questi è e rimane quello della carenza di clero, problema che pare tenda progressivamente ad aumentare piuttosto che a diminuire.
La Chiesa, nei suoi due millenni di storia, ne ha avuti di problemi, e forse più gravi di quelli attuali: invasioni barbariche, caduta del Sacro Romano Impero, eresie di ogni genere, diatribe teologiche, caduta dello Stato pontificio e tante altre ancora. Ogni volta essa è risorta a vita nuova e forse migliore di prima. Anche la grave crisi attuale troverà di certo una soluzione perché a Dio non manca la fantasia e l’intelligenza.
Forse la Chiesa sarà costretta a fare quello che a suo tempo avrebbe voluto fare don Gallo, il prete genovese morto da un paio di mesi, che era tranquillo al riguardo, pensando che probabilmente la Chiesa dovrà concedere il sacerdozio alle donne, come avviene nella Chiesa cristiana protestante, aprire le porte al matrimonio ai preti, come avviene nella Chiesa cattolica orientale. Forse la nostra Chiesa sarà costretta a dare maggior spazio ai laici, forse dovrà smantellare l’apparato macchinoso ereditato dalla tradizione, forse dovrà far diventare più snella ed essenziale la vita religiosa come avveniva nei primi secoli della vita cristiana.
Penso che i credenti piuttosto che lasciarsi andare all’angoscia e alla preoccupazione, debbano lasciarsi condurre docilmente dalla mano saggia e provvida di Dio.