Tra noi preti si dice abbastanza di frequente che chi rimane troppo a lungo in una parrocchia, arrischia di distruggere quanto ha costruito nei primi tempi.
Partendo da questa affermazione ed aggiungendo ad essa che sempre, nella mia vita, ho avuto la sensazione di non essere all’altezza dei compiti affidatimi, quando giunsi alla data che la Chiesa ha fissato per la pensione, con un ossequio, che in verità non ho mai avuto, per il codice di diritto canonico o le norme sinodali, ho presentato, come di dovere, le mie dimissioni. Non furono accettate, un po’ per consuetudine, un po’ come gesto di fiducia e soprattutto perché, con la carenza endemica di sacerdoti, credo che sia un dramma per il nostro patriarcato provvedere ai ricambi. Passati due anni dalla data fissata dalla norma, insistetti, e fui accontentato. La stessa cosa è avvenuta per la presidenza della Fondazione Carpinetum.
Nella mia vita credo, per grazia di Dio, di aver potuto annoverare più successi che insuccessi e, tutto sommato, non ho mai dovuto registrare sconfitte di un certo rilievo. In verità ce l’ho messa tutta, mi sono speso senza riserve, ho perseguito con onestà gli obiettivi e ho tentato di essere coerente. Se dovessi descrivere le mie imprese pastorali, credo che, ove ho operato, mi è sempre andata dritta, compreso il mio compito attuale.
Mi piacerebbe chiudere in bellezza, comunque voglio lucidamente accettare la fine, quale essa dovesse essere.
Non so se la sensazione di inadeguatezza che mi ha sempre accompagnato in ogni impresa mi sia stata più di aiuto che di danno, comunque so per certo che ho pagato con un prezzo salato questa sensazione e questi risultati.
Ricordo che tanti anni fa un mio collaboratore, in un momento di non condivisione – in realtà io sono sempre stato determinato nel perseguire i miei obiettivi – o per stizza, mi disse: «Il suo è un castello di carte, alla prima “ventata” crollerà miseramente». Questa frase mi fece molto male, perché acuì ulteriormente il mio stato d’animo, tanto che essendo passato più di un quarto di secolo, quando ho modo di verificare la tenuta della mia vecchia parrocchia e dei Centri don Vecchi, tiro un sospiro di sollievo e ringrazio il buon Dio! Sarà pure il mio un “castello di carta”, però, per grazia di Dio, regge e spero che così sia per il futuro.