Almeno su un aspetto della personalità splendida di S. Agostino, gli rassomiglio. Peccato si tratti di un aspetto di cui, pure il santo di Ippona, si doleva amaramente: “Tardi, Signore, ti ho conosciuto, tardi ti ho amato!”. Per me è triste, capire di dover esclamare con rammarico e tristezza questo; di dover ammettere qualcosa del genere per quanto riguarda la comprensione delle parole di Cristo.
Ci sono affermazioni evangeliche che ho letto mille volte nella mia vita, ma solamente ora, a ottant’anni e decisamente verso il tramonto, mi pare di scoprirne tutta la ricchezza e la bellezza, e se non sono fuori tempo massimo, poco ci manca! Stamattina ho letto quello che Gesù esige da chi vuole essere discepolo: “Voi dovete essere sale, dovete essere luce per chi vi sta accanto”.
Non è necessario frequentare un corso biblico o essere esperto in esegesi per capire la funzione del sale e della luce. Il sale ha la funzione preminente di dar sapore agli alimenti, la luce permette di cogliere la ricchezza dei colori, l’armonia dei volti, dei corpi, della natura, del cielo e del mare. La traduzione esistenziale è perfino troppo facile: il discepolo di Gesù deve essere uno che sa vivere, che è felice, che gode di quanto c’è di bello nella vita, che corre, danza, canta, sorride, ama e sogna.
Altro che quei poveri menagramo col volto storto, vestiti di nero, iagnucolosi, che non sanno né sorridere, né amare!
Tutto questo l’aveva capito perfino quell’anima dannata di André Gide, quando affermò: “Come potete voi credenti pretendere di essere testimoni del Risorto avendo una faccia da funerale, e quando camminate sul ciglio della strada e a testa bassa?”