Ateismo e crisantemi

Mi pare di avvertire che qualche cattolico e perfino qualche prete si senta quasi imbarazzato e confuso di fronte a certe dichiarazioni di ateismo fatte in maniera perentoria e costante sicumera da parte di qualche “luminare” della cultura del nostro Paese e per non far nomi mi riferisco al giornalista Augias, all’astrologa fiorentina, al professor Veronesi, al fondatore di “Repubblica” Scalfari.

So che la listarella è un po’ più lunga, perché ci sono sempre dei caudatari, ma non credo che in realtà sia proprio infinita.

Questi liberi pensatori, questi devoti della presunta dea ragione, ostentano una assoluta disinvoltura e si sentono, a buon mercato, le mosche cocchiere della emancipazione da un mondo credulone ed oscurantista!

Mentre io, che per cultura, sono un anatroccolo, vi confesso che non solo questi personaggi mi fanno pena per la loro prosopopea, ma faccio perfino fatica a compatirli per la loro presunzione!

Ricordo un’espressione dell’entomologo Faber che affermava: “Io non credo in Dio perchè lo vedo nell’istinto degli animali!”

Proprio in questi giorni passeggiando per il parco del don Vecchi, facevo una riflessione vedendo le centinaia di piante di crisantemi, piantati tra fine novembre e metà dicembre dello scorso anno, sul ciglio della passeggiata che abbraccia la grande struttura. Avevo raccolto i ceppi gelati dei crisantemi che la gente buttava nei cassonetti del cimitero, perché rovinate dalla pioggia e dal gelo. Questi ceppi se ne stettero raccolti nel grembo della terra durante l’inverno e a primavera iniziarono a germogliare, affrontarono impavidi, pur soffrendo, le calure dell’estate e poi a fine settembre cominciarono a metter bocci, ed ora, a metà ottobre, a fiorire tutti assieme, come obbedissero ad un ordine perentorio ognuno con la forma e il colore dello scorso anno. Non sarà mica il caso a metter d’accordo queste centinaia di piante, silenziose e modeste, che dico, questi milioni di piante e a comportarsi tutti allo stesso modo, umili ed obbedienti?

Caro Veronesi, caro Scalfari un po’ di sapienza e umiltà vi farebbero fare più bella figura!

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