La cronaca di ogni giorno è per tutti un tessuto fatto di mille fili che, presi uno ad uno, sembrano banali ed insignificanti; poi però, nel loro insieme, guardandoli a sera, spesso rispecchiano un progetto ed offrono messaggi che caricano la giornata di una sua funzione specifica che sarebbe sempre utile accogliere come un dono o un ammonimento. Talora però questi fili della trama del quotidiano hanno un colore più carico e diverso, che attira attenzione ed offre da solo un messaggio specifico.
Ho riflettuto a lungo su questo discorso qualche mattina fa per un episodio particolare che si è ripetuto per ben tre volte di seguito. Come ho confidato molte volte, io mi alzo di buon mattino, poco dopo le cinque, perché quello dell’inizio della giornata lo reputo un tempo di quiete perché nessuno bussa alla mia porta e soprattutto non squilla il cellulare, un tempo che credo opportuno dedicare alla riflessione e alla preghiera.
Normalmente, mentre riordino la mia persona, apro la porta-finestra che dà sulla terrazza per il ricambio dell’aria: un gesto abitudinario. Sennonché, per tre mattine di seguito, è entrato nel soggiorno un pettirosso, un gomitolino di piume forse attratto dalla luce e dal tepore, ma che ben presto si è sentito imprigionato tra le pareti bianche della stanza.
Dopo la prima sorpresa, ho spalancato la porta-finestra perché ritrovasse la sua libertà e infatti, dopo due o tre tentativi, scoperto il varco aperto, s’è rituffato nel cielo ancor buio per cinguettare il suo discorso che per me rimane misterioso e sconosciuto.
Come sempre, ho ripreso prima la recita del breviario, poi il testo della meditazione, però il mio pensiero è ritornato spesso all’avventura mattutina del pettirosso. I pensieri si susseguirono a grappolo: “Da dove è venuto, dove andrà, che funzione avrà nell’ecosistema, come si nutrirà, sarà felice?”.
Mi venne in mente l’introduzione del catechismo olandese che porge il messaggio di Gesù per l’uomo con l’immagine di un uccello che entra improvvisamente in una sala, vi rimane pochi istanti, per volare via verso il mistero.
“Tale – dice quel catechismo – è la vita dell’uomo. Tutto è Provvidenza, tutto è previsto nel progetto di Dio”, ma mentre il pettirosso si lascia condurre dalla provvida mano del Signore, io mi inquieto, mi tormento e mi carico di problemi inutili, quando sarebbe tanto più semplice e più saggio lasciarsi condurre fiduciosamente da quel Signore che se provvede al pettirosso, penserà anche a me.