Le nenie natalizie e i poveri

Oggi è stata una giornata di nebbia: freddo, umidità, cielo cupo. E la serata è ancora peggiore. Quando ero bambino mio padre affermava che queste erano “sere da ladri”.

Me ne sto nel mio studiolo caldo, con la lampada da tavola che illumina il foglio bianco. Ho appena letto nel Vangelo di Luca la risposta che Giovanni Battista dà alla gente che gli chiedeva che cosa dovesse fare per trovare pace: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto».

Fra pochi giorni pensai, sarà la festa di Natale: regali, pranzi con i fiocchi a casa, e nelle chiese dolci canti, ricchi di sentimento, di melodia, alleluja a non finire, pastorali e prediche sul presepe, il bambinello Gesù, la stella, i pastori e l’Incarnazione. Le donne in pelliccia, i bambini con giubbotti ben caldi e mariti messi a nuovo che per Natale non mancheranno alla messa di mezzanotte.

Però a questi suoni e a queste immagini romantiche nel mio animo si sovrapponevano quelle dei poveri della mensa dei frati, di Ca’ Letizia e di Altobello, gli ospiti dell’asilo notturno, la stazione sovraffollata di senzatetto, le prostitute discinte per le strade in attesa di offrire “amore a pagamento” e le donne dell’est in cerca disperata di trovare qualche vecchio a cui badare e, sia pure, una squallida stanza in subaffitto.

Avvertivo nell’animo uno stridore insopportabile. Si dica quello che si vuole, ma certi sermoni mi sembrano più bestemmie che atti di fede. La mia Chiesa non può continuare a vivere in questa terribile ipocrisia da farisei. Mi viene in mente l’augurio del defunto vescovo di Molfetta: «Vi auguro un Natale scomodo, un Natale da Cristo che turbi la coscienza dei benpensanti!».

Ho un bell’affermare che al “don Vecchi” si offrono ogni settimana generi alimentari a 2500 persone, che ogni giorno si rendono disponibili 15 quintali di frutta e verdura e vestiti a volontà per un euro (e talvolta anche solo 50 centesimi), che al “don Vecchi” hanno trovato rifugio quasi 500 vecchi poveri in 315 alloggi!

Questo non mi basta per mettere la mia coscienza in pace. Giovanni gridò : «Potrete scoprire e incontrare il Salvatore solamente se cederete una delle due tuniche e metà del vostro cibo!» Ho paura che noi cristiani corriamo il rischio, ancora una volta, di incontrare spesso solamente una bolla di sapone iridata, pronta a scoppiare al primo soffio di vento, piuttosto che Colui che può dare serenità all’oggi e speranza per il domani.

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