“Sei vecchio”

Recentemente ho incontrato per la prima volta il nuovo Patriarca, il quale ha voluto sapere da me “vita, morte e miracoli” del mio trascorso. L’ho accontentato senza difficoltà.

Nella mia vita o sono stato un prete fortunato o, come spero, sono stato io a costruire ogni volta la mia “fortuna”. Da parte mia sono convinto che sia giusta questa seconda ipotesi, perché da sempre credo che siamo noi a dare un volto e una storia all’ambiente ove viviamo.

Raccontai al Patriarca la mia vicenda di insegnante alle magistrali, di assistente all’Associazione Italiana Maestri Cattolici e di assistente degli scout (credo umilmente di essere stato un protagonista a livello cittadino dello sviluppo di questa associazione). Gli ho poi parlato delle mie vicende alla San Vincenzo con la mensa di Ca’ Letizia, il periodico e le mille iniziative. Gli ho riferito del ruolo diocesano e soprattutto parrocchiale nei riguardi della pastorale per gli anziani, con la nascita del “Ritrovo” ed il relativo periodico. Gli ho descritto ancora i miei trent’anni di vita da parroco e delle mie tante soddisfazioni, quali i cento chierichetti, i duecento scout, i gruppi sposi, il patronato, villa Flangini, la Galleria, il settimanale “Lettera aperta”, il mensile “Carpinetum”.

Infine gli ho parlato della bellissima avventura dei Centri don Vecchi e di quello che io chiamo, con un po’ di enfasi, il “polo solidale” del Centro don Vecchi, con i relativi magazzini di indumenti, di mobili, di generi alimentari e di frutta e verdura.

Il Patriarca mi ha ascoltato per circa un’ora senza quasi interloquire. Quando poi un anziano diacono, suo “aiutante di campo” l’ha avvisato che il tempo era scaduto, guardandomi negli occhi mi ha detto i miei due principali difetti. Primo: «Sei vecchio, ma per questo difetto non si può far nulla». (Del secondo parlerò un’altra volta).

Ho concluso che il Patriarca sarà solito ascoltare delle storie di preti con storie molto più belle delle mie e questo mi fa molto felice. Mi pare che sia stato Alcibiade – o un altro personaggio di quei tempi – che non essendo stato accettato nel gruppo dei 300 guerrieri più forti della sua città, abbia detto: «Sono orgoglioso che a Sparta vi siano 300 guerrieri migliori di me».

Io ho provato lo stesso sentimento di consolazione e spero di far tesoro del mio primo difetto accentuando la preparazione all’incontro finale col buon Dio e il distacco dalle cose di quaggiù e mi propongo quindi di non buttar via neppure un attimo del mio tempo e non perdere alcuna occasione per servire il mio prossimo e fare un po’ di bene.

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