Una volta ancora ho modo di riscontrare che certi detti popolari che sono contenitori di saggezza ed anche di verità. In questa occasione sto registrando la validità della massima “mal comune mezzo gaudio” in merito al problema della predica.
Tante, forse troppe volte, ho ribadito che per me il sermone domenicale, nonostante predichi da 56 anni, costituisce ancora un dramma. Sono fortemente preoccupato su cosa e come dire e poi non sono mai contento di come ho offerto ai miei cari fedeli il commento al Vangelo.
Pure i motivi del mio scontento li ho più volte manifestati. 1: la parola di Dio è un qualcosa di talmente importante che chi la comunica deve farlo in maniera sublime. 2: la mia gente è tanto cara che meriterebbe che il dono del Signore le fosse offerto in un piatto d’oro. 3: mi piacerebbe essere all’altezza del compito che ho azzardato ad assumermi.
Il “mezzo gaudio” mi viene da una recente lettura di un’affermazione del compianto cardinale Martini. infatti in una sua conferenza afferma: «Mi ha confortato una lettera di un arcivescovo degli Stati Uniti perché mi ha detto “Eminenza sono preoccupato della qualità delle mie omelie e di quella esercitata da molti dei nostri pulpiti”». E il cardinale Martini aggiunge: «Mi ha consolato che abbiamo gli stessi problemi e le stesse difficoltà». Anche sant’Agostino però era sempre scontento delle sue omelie e ad un suo diacono che gli confidava di vergognarsi perché la catechesi del vescovo lo infastidiva, rispose: «Anche a me il mio parlare non piace quasi sempre, vorrei tanto esprimermi meglio».
Ora se gente di questo calibro fa queste confessioni ed è cosi preoccupata di non spiacere al sommo Iddio e al suo popolo, credo che io dovrò “tenermi la mia croce” e continuare a portarla confidando soprattutto sulla indulgenza di Dio e del suo popolo.
Qualche tempo fa mi è passata per la mente l’idea: “Chissà che non arrivi il tempo in cui sia dispensato dal predicare!”. Pero, dopo questa confidenza di così illustri personaggi, credo di non dover più coltivare questo desiderio.