C’è stato un tempo in cui i libri delle “Massime eterne” prima e dei “Messalini” poi, erano gonfi di “santini”.
Le nostre nonne e le nostre mamme avevano il culto per queste immaginette che portavano da un lato la figura della Madonna o di un santo e nel retro una preghiera relativa.
C’erano immagini per tutte le problematiche e per tutti i guai dell’uomo, perché in quel tempo, che ormai ci sta definitivamente alle spalle, i santi erano ritenuti soprattutto dei protettori ed intercessori piuttosto che dei testimoni e degli interpreti del messaggio evangelico, come li pensiamo oggi. Dai “santini” pian piano, c’è stata una evoluzione verso delle immagini della natura con qualche frase interpretativa, per passare alla fine al collezionismo.
Ora i famosi “santini” si comprano e si vendono dai collezionisti perché ormai c’è un mercato anche per questi poveri santi segni!
Da ragazzo e da giovane è capitato anche a me di fare una raccolta di immagini della Madonna, ma l’ho fatta solamente perchè non avevo mezzi per acquistare libri d’arte.
Qualche giorno fa, riordinando le mie carte, rimasugli del trasloco da Carpenedo, è emerso un pacchettino di “santini” della mia ordinazione sacerdotale, una dolcissima Madonna del Luini con alle spalle un paesaggio collinare, in calce la scritta “Spes nostra” e nel retro: “Venezia 27.VI.1954 – anno mariano” l’immagine è povera ed un po’ ingiallita, ma racchiude nella sua povertà 54 anni di vita da prete.
Mi ha fatto piacere ritrovare l’immagine della mia ordinazione sacerdotale, me la guardo con riconoscenza ed affetto cento volte al giorno, sembrandomi quasi impossibile che possa custodire più di mezzo secolo di fatica, di drammi interiori, di speranze e di delusioni.
Sono riconoscente a questa Madonna del Luini così pudica ed armoniosa, che mi ha protetto per tanto tempo, tutto sommato posso dire che mi è andata bene!