Non sto qui a ripetere una vecchia storia che per me è stata una bella avventura, ma che al “mio mondo” può non interessare o essere addirittura noiosa. La riassumo brevemente.
Essendo venuto a conoscenza che presso l’ospedale oncologico di Aviano della gente volonterosa aveva aperto una foresteria per accogliere i parenti degli ammalati provenienti da lontano e sapendo che tantissime persone salivano dal sud più profondo per cure presso l’oculistica di Mestre – allora c’era il primario Rama, che rappresentava una delle eccellenze in questo settore – tentai di ripetere l’iniziativa anche a Mestre. Acquistai un appartamento presso l’ospedale, lo suddivisi in sei stanzette, tanto da ricavarne 10 posti letto, aggiunsi un bagno, cercai una direttrice e lo chiamai “Foyer San benedetto” in memoria della proverbiale virtù dell’ospitalità dei seguaci di san Benedetto da Norcia.
All’inizio la conduzione risultò alquanto tormentata perché, pur essendoci a Mestre duecentomila battezzati che ritengono di essere discepoli di Gesù, è difficile trovarne anche uno, o una sola, disposta a diventare “padre e madre di famiglia”, capace di aprire la porta di casa all’ultimo naufrago della vita e condividere la propria dimora con un’altra decina di persone sconosciute che cambiano più volte la settimana.
Fui fortunato come sempre. Dopo i primi infortuni arrivò la Cleofe, vedova da poco, mingherlina e fragile, ma dal polso fermo come un ufficiale prussiano. Quindi, andata in pensione per vecchiaia, arrivò la Maria, una carissima donna dal volto sorridente e dal cuore d’oro, che non solo condusse avanti in maniera splendida il Foyer per anni, ma si preparò perfino chi le succedesse (forse nell’inconscio intuì che il Signore l’avrebbe chiamata presto in cielo, infatti fu così).
Ora c’è Teresa, una maestrina del sud che ha raccolto l’eredità di Maria come un tesoro autentico. Teresa è una ragazza che sa veramente far miracoli. Ogni volta che il mare agitato della nostra società abbandona sul bagnasciuga un “relitto” che mi capita di raccogliere, ricorro a lei, che riesce a trovare sempre una soluzione.
Qualche giorno fa mi è stato riferito che non avendo posto, concesse il suo letto all’ospite e lei ha dormito in una brandina da campo. Il giorno dopo, essendo occupato anche il letto di fortuna, ha chiesto ad un’amica di ospitarla, per non rifiutare l’ultima venuta.
Quando seppi, mi ricordai di Giacobbe che ottenne la salvezza della città facendo presente a Dio che in quella città c’erano ancora 10 giusti.
Finché a Mestre ci saranno ragazze del genere credo che, nonostante tutto, Dio avrà pietà di noi.