La tassa sulla fede

Da parecchio tempo avevo sentito dire che il clero in Germania – sia quello protestante che quello cattolico – riceveva lo stipendio dallo Stato e lo Stato finanziava sia i preti che i pastori attraverso una “tassa sulla fede”. Ogni cittadino che si dichiarava credente, tra i vari contributi doveva versarne uno per il mantenimento del clero della Chiesa relativa. La notizia mi aveva lasciato un po’ perplesso, perché non “mi suonava bene” il prete stipendiato dallo Stato: la sua missione mi diventava così professione.

Poi anche in Italia, attraverso un marchingegno magari un po’ diverso, si è arrivati alla stessa conclusione con effetti non del tutto positivi. E’ avvenuto anche da noi quello che capitava nei regimi comunisti di un tempo in cui si garantivano a tutti delle risorse pur modeste, per sopravvivere, motivo per cui impegno o non impegno, a fine mese la paghetta arriva garantita e per tutti uguale, lavorino o battano la fiacca.

Seppi inoltre che molti italiani emigrati per lavoro in Germania, capito il meccanismo, credenti o no, aggiravano l’ostacolo della tassa dicendosi non credenti, pensando che questa dichiarazione formale non avesse nulla a che fare con la loro fede.

Si capisce che il cattivo esempio ha contagiato anche i tedeschi, tanto che qualche giorno fa ho letto una notiziola, non troppo evidente nel giornale perché per il redattore poco rilevante, ma per me invece quanto mai significativa. Si diceva infatti che la gerarchia della Chiesa tedesca aveva, non so bene se scomunicato o espulso o cancellato dall’anagrafe delle parrocchie, chi si comportava in tale maniera.

Onestamente disapprovo chi rinnega, almeno a livello formale, la propria fede per non “pagare il prete”, però mi lascia ancor più perplesso, anzi mi mette a disagio, una gerarchia che discrimina o che “butta fuori dalla Chiesa” il “fedele” che non paga la tassa per l’officiante: una impalcatura religiosa che si impelaga in provvedimenti del genere non mi pare proprio esaltante.

A me pare tanto più bello, ma soprattutto di sapore più evangelico, che le comunità provvedano spontaneamente e per amore ai loro sacerdoti; questa soluzione non solo è più nobile, ma mi appare più stimolante per i ministri del culto a fare bene il proprio dovere.

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