Le verità sopravvivono

Mi si è incisa nella memoria una frase pronunciata, di fronte al plotone di esecuzione, da un uomo di governo profondamente religioso, durante l’ultima persecuzione avvenuta in Messico: «Voi potete spegnere la mia vita ma non il mio pensiero».

Ultimamente mi sono tornate in mente le parole di questo martire cristiano in occasione della morte e dei funerali del cardinale Martini. Una folla di popolo ha partecipato alle esequie del presule ambrosiano, la stampa di tutti gli indirizzi ha incorniciato la sua testimonianza e il suo pensiero, gli uomini di Chiesa hanno tessuto grandi elogi, nonostante in passato ci siano state posizioni di pensiero ben diverse e non condivise.

Guai però se qualcuno si illudesse che questa splendida pietra tombale possa seppellire per sempre la testimonianza di questo grande vescovo che ha contribuito e può contribuire ancora alla crescita spirituale della Chiesa alla quale ha dedicato la vita.

Il messaggio del cardinal Martini sopravvive di certo alla sua morte fisica. Io ritengo doveroso facilitare il dono che questo vescovo ha offerto e può ancora offrire alla comunità cristiana riproponendo alcune sue riflessioni.

Riporto un passaggio di un articolo del Corriere della sera che può offrire al mondo ecclesiastico e a quello che gli è vicino, un’occasione per un serio e positivo esame di coscienza.

Martini durante un corso di esercizi spirituali nella casa dei gesuiti di Galloro nel 2008: “Certe cose non si dicono perché si sa che bloccano la carriera. Questo è un male gravissimo della Chiesa, soprattutto in quella ordinata secondo gerarchie, perché ci impedisce di dire la verità. Si cerca di dire ciò che piace ai superiori, si cerca di agire secondo quello che si immagina sia il loro desiderio, facendo così un grande disservizio al Papa stesso”. E ancora: “Purtroppo ci sono preti che si propongono di diventare vescovi e ci riescono. Ci sono vescovi che non parlano perché sanno che non saranno promossi a sede maggiore. Alcuni che non parlano per non bloccare la propria candidatura al cardinalato. Dobbiamo chiedere a Dio il dono della libertà. Siamo richiamati a essere trasparenti, a dire la verità. Ci vuole grande grazia. Ma chi ne esce è libero”.

Almeno da parte mia ringrazio di cuore il cardinale Martini e mi impegno a far tesoro delle sue parole sperando che molti altri ecclesiastici più “tentati” di me e facciano altrettanto.

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