Per una sensibilità, molto probabilmente ricevuta da madre natura, o dal fatto di essere nato in una famiglia di modestissime condizioni economiche, o forse per aver letto il Vangelo da un’angolatura particolare, fin da sempre sono sensibile alle condizioni dei poveri. Le situazioni di disagio incontrate lungo la vita, mi hanno sempre coinvolto e, per l’educazione ricevuta, ho sempre guardato con sospetto le grandi proclamazioni di principio privilegiando l’impegno concreto, anche se mi rendevo conto che raramente fosse risolutivo.
Quel poco che sono riuscito a realizzare è sempre nato da queste convinzioni e da questa filosofia di vita. Spesso sono stato incompreso, altrettanto spesso sono stato criticato dai vendivento del momento o da quanti predicano la carità preoccupati però d’avere la pancia piena e che le attese dei poveri non turbino la loro vita piccolo borghese.
Per grazia di Dio ho sempre tirato dritto ed ora, che sono giunto al tramonto dei miei giorni, non ho nessunissima ragione di cambiare. Mi rendo conto però sempre più che la mia Chiesa, ossia la diocesi di Venezia, avrebbe assoluto ed inderogabile bisogno di avere una cabina di regia.
Nella comunità cristiana di Mestre e di Venezia fortunatamente e per grazia di Dio vi sono numerose e belle iniziative di carattere solidale, parecchi servizi funzionanti ed un esercito di volontari che in essi sono impegnati, però sono tutte iniziative acefale, raramente intercomunicanti e per nulla messe in rete. Ritengo che la creazione di un “cervellone” – ed ora ci sono mezzi tecnici a disposizione per approntarlo – con qualche operatore a tempo pieno, magari assunto regolarmente e pagato dalla comunità, potrebbe mettere in rete e sviluppare sinergie quanto mai efficaci.
Io ho tentato di creare un sito mettendoci dentro le soluzioni per le richieste più diversificate, chiamandolo con la denominazione “Mestre solidale“, però da un lato non sono riuscito ad aggiornarlo e propagandarlo. Soluzione simile l’ha tentata monsignor Bonini del Duomo e, più di una volta, la Caritas diocesana, però questi tentativi restano strumenti freddi e inerti. Mentre credo che serva, si, uno strumento aggiornato al massimo, che fotografi le opportunità e i servizi disponibili per ogni singola situazione e sollevare il disagio degli operatori che suggeriscono ed accompagnano il povero che chiede aiuto.