Con i tanti problemi che ci sono nella vita, quello della divisa non è certamente uno dei più importanti, però credo che dobbiamo prestare una qualche attenzione anche a questo.
La divisa normalmente serve per cogliere, fin da subito, la funzione che una persona esercita all’interno della società. Fin qui tutto va bene. Motivo per cui ritengo giusto che poliziotti, soldati, magistrati, ecclesiastici, medici ed altri ancora, indossino degli indumenti il più possibile conformi al corpo sociale di cui fanno parte.
Per uno sportivo le vesti devono essere leggere, funzionali, in maniera che gli arti si muovano con libertà. Per un militare invece, la divisa deve esprimere ordine, severità, deve incutere fin di primo acchito rispetto e soggezione. Più difficile è sempre risultato per i magistrati, i quali, quasi sempre, si rifanno a toghe fuori uso, spesso eccentriche, che credo esprimano il legame col passato e con la tradizione, quindi vesti non legate al tempo.
Per gli ecclesiastici poi la scelta è sempre stata anacronistica ed ancora più difficile. La talare era ingombrante, femminile ed insignificante. Fu scelta dai preti per dimostrare fedeltà al Pontefice e rifiuto dello Stato italiano dopo Porta Pia. Infatti, non appena il Concilio lo permise, fu abbandonata in un battibaleno da quasi tutti e le si preferì il clergiman, più adeguato ai tempi. Volesse poi il Cielo che i preti rimanessero fedeli a questa divisa più sobria e funzionale!
Per le vesti liturgiche poi, credo che il problema sia ben lontano dall’essere risolto. I paramenti dovrebbero di per se stessi dimostrare che chi li porta rappresenta la comunità che si mette a colloquio con Dio. In realtà, spesso, essi sono ampollosi, spagnoleschi, ridondanti, tanto da apparire ad un occhio critico, goffi e fuori dal mondo.
Ci sono stati tanti tentativi di semplificazione che il basso clero ha accolto, mentre l’alto clero si muove ancora nella ridondanza di qualcosa che spesso sembra assurdo e tendente al magico.
C’è, pare, qualche tentativo, però non ho l’impressione che attecchisca. Ho letto su un supplemento de “L’espresso” che il vescovo di Marzara del Vallo (Sicilia), nel suo desiderio di innovazione, ha fatto studiare dalla casa di moda “Armani”, un paramento innovativo e poi si è fatto fotografare come in passerella. Questo mi pare un po’ troppo! Comunque mi piacerebbe vedere il risultato.
Io continuo a sognare una veste di assoluta semplicità, ma contemporaneamente essenziale nella sua dignità.