I miei “diaconi”

Nella mia chiesa della Madonna della Consolazione purtroppo non ho chierichetti. M’ero abituato troppo bene a Carpenedo con la mia banda di cento chierichetti. Questi ragazzi erano, e sono rimasti nel mio cuore come i bambini più belli del mondo.

I miei cento chierichetti erano un incanto per la parrocchia, tanto che pensavo che Gesù stesso venisse ogni domenica a far loro una carezza. Altrimenti chi avrebbe potuto tenere a bada una banda così vivace ed eterogenea. Adesso ho nel mio studio, in una cornice d’argento, la foto del gruppo. Ogni tanto temo che, cresciuti, abbiano perso i loro volti belli ed innocenti. Ogni volta me li guardo con rammarico e nostalgia e dico loro una preghiera perché conservino almeno bello il cuore e la coscienza.

Ora ho dovuto cambiar registro ed ho scelto i miei “diaconi” tra una categoria che non amo particolarmente, i commercialisti, però ho scelto i migliori, due giovani ed una ragazza che ogni domenica leggono i testi sacri, annunciano i canti, raccolgono le offerte, cantano col coro, consolano ed incoraggiano il loro vecchio prevosto. Sono tanto cari e tanto bravi che sono persino riusciti ad attenuare il rimpianto e la nostalgia dei miei vecchi chierichetti.

Il Signore ha benedetto la mia vecchiaia perché al “don Vecchi” ho l’incanto di una dimora principesca, un borgo di persone care, nel mio interrato un polo caritativo del quale non riesco nemmeno a dire l’efficienza, la bravura e la generosità, nella mia “cattedrale tra i cipressi” un popolo di Dio meraviglioso, col quale cammino lietamente verso la Terra Promessa. Non saprei proprio cosa desiderare di più.

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