L’operaio della Vinyls

Il vento della disperazione ha spinto al “don Vecchi”, come un fuscello, un operaio della Vinyls di Marghera. M’è parso subito come uno di quei fiori di plastica sbiaditi dal sole, che quando tira vento di tramontana vengono sparsi disordinatamente lungo il marciapiedi del nostro cimitero.

Venticinque anni di lavoro regolare nella stessa fabbrica, una moglie e due bimbi, poi la fabbrica ha chiuso per uno di quei tanti misteri dell’economia globale, anonima e spietata. «Don Franco mi aiuta, ma sono indietro con l’affitto. Non ce la faccio più!«.

Gli diedi cinquanta euro, ma nessun consiglio. Non ho più consigli da dare. Andandosene, mi mostrò una fattura del pronto soccorso dell'”Angelo”. Era caduto dalla bicicletta a causa delle rotaie del tram. Entrato alle 20, è uscito dopo mezzanotte con in mano un foglio di 52,80 euro per la visita ottenuta con la classifica “codice bianco”. La malasanità l’ha derubato della mia elemosina.

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