Don Gianni, “nipote” in linea di successione nella parrocchia di Carpenedo, qualche giorno fa mi informò che per San Marco sarebbe andato a Villa Flangini ad Asolo per discutere con i collaboratori della parrocchia sugli indirizzi pastorali da intraprendere.
La cosa mi fece molto piacere perché don Gianni mi ha anche detto che sarebbe salito alla splendida villa asolana con una sessantina di collaboratori. Il fatto che una comunità cristiana, e per di più la comunità in cui ho fatto il parroco per 35 anni, facesse cose del genere, mi ha fatto quanto mai felice.
In queste ultime settimane s’è fatto un gran parlare di “Aquileia due”, ossia del convegno delle chiese del Triveneto che si sono riunite in quell’antica sede vescovile per rilanciare il messaggio cristiano e per attuare la tanto invocata rievangelizzazione delle nostre genti.
Io ho letto gli interventi, le analisi, le indicazioni, ma appartenendo alla categoria dei san Tommaso moderni, non credo se non metto il dito sulle iniziative concrete. Penso che don Gianni della parrocchia di Carpenedo, che porta sessanta collaboratori a discutere, a pregare e a stare insieme per dare risposte alle attese della gente di oggi, sia il primo germoglio che mi è dato di scorgere di questo tanto conclamato convegno.
La notizia del giovane parroco da un lato mi ha fatto sognare che la villa riprenda la funzione per cui ho tanto lavorato e sacrificato e non continui nella sua amara decadenza; dall’altro lato mi ha fatto rivivere un’esperienza stupenda ed esaltante di mezzo secolo fa. Ogni anno infatti, con monsignor Vecchi, salivamo ad Asolo, nella villa dei Coin, per programmare l’attività parrocchiale. Erano due giorni di discussioni appassionate che non potevano non portare frutti significativi.
Una volta acquistata l’ex villa Rossi, restaurata e ribattezzata in “Villa Flangini”, perché antica dimora del Patriarca veneziano cardinal Luigi Flangini, con don Adriano, don Gino e don Marino, in quella villa abbiamo continuato nella ricerca di un aggiornamento pastorale, assolutamente necessario se si vuole che la parrocchia cammini con i tempi.
La crescita e il rilancio cristiano è fortunatamente ancora possibile, ma a prezzo che si voglia lavorare, sudare e sacrificarsi per la “causa”.