Il pensiero di Teilhard de Chardin

A Natale e a Pasqua “don Loris”, il notissimo segretario di Papa Roncalli, ora arcivescovo pressoché centenario che vive a Sotto il Monte, mi manda gli auguri accompagnati da opuscoli nei quali egli pubblica memorie, scorci di scritti inediti di Papa Giovanni XXIII.

I legami tra me e “don Loris” non sono molto consistenti. Egli mi conobbe, appunto quando era segretario dell’allora cardinal Roncalli, che mi ha ordinato prete e che è stato il mio vescovo per i primissimi anni del mio sacerdozio; io invece perché egli era un brillante commentatore del Vangelo dai microfoni della RAI. Ambedue leggevamo l'”Adesso” di don Mazzolari.

In seguito lui fu alla ribalta della notorietà come collaboratore fidato del Papa e poi come colui che ne ha tenuta viva la memoria con validissime pubblicazioni, la principale delle quali “Il giornale dell’anima”.

Tutto questo non parrebbe giustificare queste attenzioni di un uomo di quella levatura verso un povero prete che di carriera “ecclesiastica” ne ha fatta veramente poca e che non è solito adulare qualsiasi tipo di autorità.

Ho l’impressione che qualcuno gli mandi “L’incontro” e questo incuriosisca il vecchio direttore del periodico “La settimana religiosa” della diocesi di Venezia.

Per Pasqua “don Loris” mi ha mandato un opuscolo che raccoglie alcune considerazioni del grandissimo “Teilhard de Chardin”, un pensatore contemporaneo che io reputo, a livello teologico, alla pari di San Tommaso d’Aquino, il padre della filosofia cristiana.

Di questo gesuita francese io avevo letto uno splendido volume che raccoglieva le sue lettere, spedite durante il tempo in cui faceva le sue ricerche da paleontologo nella steppa della Cina. In quelle lettere traspariva ricchezza di pensieri, capacità di sintesi, poesia e scienza, ma soprattutto capacità di una lettura profonda dell’orientamento della storia dell’umanità che si avvia verso il sublime e l’Assoluto. Erano, tutto sommato, lettere di abbastanza facile comprensione, piacevoli e veramente belle sotto ogni punto di vista. Invece l’opuscolo mandatomi da don Loris, in occasione della Pasqua, contiene il cuore del pensiero di questo intellettuale. La lettura mi è risultata veramente difficile. Non sono riuscito a capire questa sintesi ardita sul domani della Chiesa e del messaggio cristiano, non ho compreso come egli pensi che il cristiano di oggi possa contribuire a costruire il futuro dell’umanità.

Una cosa invece ho capito bene e ho condiviso: egli dice che la Chiesa e i cristiani sono ancora reticenti ad accettare l’evolversi dell’umanità: non basta la ricerca, il dialogo col mondo moderno, c’è invece bisogno di un’accettazione piena, ricca di fiducia verso una realtà tanto complessa, ma che comunque si muove verso questa “pienezza”, la partecipazione del mistero di Dio. Se la Chiesa non si apre a questo abbraccio totale arrischia di finire su un’ansa della storia, su un binario morto.

Questo pensiero mi è di molto aiuto nello spingermi ad amare di più il mondo attuale ed avere più fiducia nell’evolversi del pensiero umano che, nonostante tutto, è l’unico percorso che porta a partecipare alla vita di Dio.

2 risposte a “Il pensiero di Teilhard de Chardin”

  1. Padre Armando,
    peccato che il pensiero di Teilhard sia ancora “ufficialmente”… in quarantena, proprio quando ci sarebbe tanto bisogno della sua concezione spirituale dell’evoluzione! Ho cercato di spiegarne le ragioni, in particolare, nello scritto: “Benedetto XVI e la ‘riabilitazione’ di TdC” (in http://www.biosferanoosfera.it ).
    Comunque, quanto Lei ha scritto è una boccata di ossigeno!
    La saluto con viva cordialità.
    Fabio Mantovani

  2. Rev.mo Don Armando, è con estremo piacere che mi capita di leggere questa Sua riflessione su Teilhard de Chardin. prima di oggi io non La conoscevo, anche perchè credo ci abbiamo separato sempre molti chilometri (vivo a Bari). Sono giunto su questa pagina grazie ad un avviso (google alert) riferito a Teilhard de Chardin. Mi ha incuriosito la sua testimonianza proprio per la diretta connessione che vi è fra Teilhard de Chardin e Papa Giovanni XXIII, che tentò di limitare i danni contro Teilhard de Chardin su cui si erano concentrate le attenzioni della Commissione Teologica prima e del Sant’Uffuizio successivamente, e di cui ne stava per fare le spese un padre conciliare, amico di Teilhard de Chardin, ovvero Henri de Lubac SJ.
    Mi ha fatto piacere che lei abbia apprezzato l’opera teilhardina, sono d’accordo con Lei che la lettura delle opere di questo autore è difficoltosa, ma ne sono convinto, potrà essere molto fruttuosa a partire proprio dal clero, che dovrebbe conoscere meglio questo autore prima di giudicarlo e, putroppo come ancora avviene, condannarlo.

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