“Bonsignor Bottacin” di Chirignago

Ognuno tira fuori dal cassetto le vecchie glorie che crede di avere. Roma dice di essere stata fondata da Romolo e Remo, Padova da Antenore. Chissà poi quanto sarà vero?

Questi non erano espedienti del passato o delle grandi città, ma vi ricorrono anche le piccole o ignote comunità. Chirignago non ha mai goduto di grande fama anche se si tratta di un vecchio paese che fino al 1928 apparteneva alla Marca Trevigiana.

C’era un detto popolare, che i più vecchi e il popolino indigeno ricorda ancora, che affermava che “a Chirignago piantavano fagioli e nascevano ladri”. Andare controcorrente per glorificare questo borgo credo che non sia troppo facile. Se poi si pensa che l’attività più eminente è stata fino al recente passato una fabbrica di scope di saggina e che prima dell’ultima guerra fu un popolo di fede decisamente fascista e terminata la guerra divenne e rimase una comunità prevalentemente comunista, nonostante tutti i richiami del loro parroco d’allora, non c’era granché per nobilitare la parrocchia perché perfino il comune fu soppresso dal duce nel 1926.

Mio fratello don Roberto, attuale parroco di quel paese della periferia mestrina, si ricordò che pure Chirignago aveva una gloria da mettere sul piatto: monsignor Bottacin, un parroco proverbiale per la sua carità, parroco ancora ricordato dai vecchi che condivisero la miseria di prima e dopo l’ultima guerra.

Gianni Montagni, mio lupetto ai Gesuati, giornalista in pensione de “Il Gazzettino” e trasferitosi con l’abitazione a Mestre, accettò l’incarico di scrivere la vita e le opere di questo “Bonsignor”, così infatti lo chiamava la gente.

Durante la breve degenza in ospedale ho letto questo volume per ammazzare il tempo. Montagni ha fatto ricerche, interviste ed ha riportato a galla tutto quello che era umanamente possibile riportare. Il volume tipograficamente è bello e costoso perché curato dall’editore Marciano, questo storico improvvisato fa sfoggio di tutta la sua cultura tentando di inquadrare questa persona facendo riferimento a tutti i possibili riferimenti religiosi, sociali e culturali, ma sarebbe bastato che avesse scritto che mons. Bottacin, era molto caritatevole, e questo non è davvero poco, ed uomo di preghiera, per il resto sarebbe stato meglio che l’avesse coperto con un velo di pietoso silenzio.

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