Oggi le occasioni e gli strumenti dell’informazione sono pressoché infiniti. I canali di raccolta di notizie, le famose agenzie di informazione, sono però relativamente poche; motivo per cui, durante la giornata, assai di frequente le notizie che radio, stampa e televisione trasmettono, sono sempre le stesse, anche se modulate, interpretate e proposte con stili ed angolature di lettura diverse. Basterebbe quindi, tutto sommato, ascoltare un giornale radio abbastanza corposo e, semmai, degli approfondimenti che interessano particolarmente.
Oggi però c’è la tendenza ad aprire canali generici in cui si parla di un po’ di tutto e si ripetono, durante il giorno, sempre le stesse cose, cosicché l’utente finisce per perdere alquanto tempo.
Due o tre settimane fa, di primo mattino, ho sentito una notizia che poi, durante la giornata, non sono riuscito a riascoltare né arricchita di particolari, né nuda e telegrafica come l’avevo ascoltata. Il giornalista di un giornale radio afferma che un ricco industriale, proprietario di una catena di stabilimenti che producono svariati miliardi all’anno, aveva lasciato in eredità alla Chiesa di Firenze tutto il suo patrimonio e il giornalista aveva informato di uno scarno e nobile comunicato della curia fiorentina nel quale si diceva che essa avrebbe adoperato quel grande patrimonio per le finalità istituzionali e per opere di solidarietà cristiana.
Sono stato felice e speranzoso a questa notizia, perché da sempre perseguo attivamente il sogno che certi concittadini, che non hanno doveri precisi nei riguardi di congiunti diretti, potrebbero far del gran bene destinando tutto o parte del loro patrimonio per far nascere strutture solidali.
Una notevole parte dei Centri don Vecchi sono stati pagati con eredità del genere. La più grande eredità è stata quella di un’anziana signora che mi ha lasciato un miliardo delle vecchie lire. Fortunatamente queste elargizioni hanno continuato, anche se non così consistenti, ma significative.
Grazie a questi concittadini veramente saggi quasi cinquecento anziani, scelti tra i meno abbienti della città, oggi godono di un alloggio dal quale nessuno li scaccerà e per il quale essi possono pagare un affitto possibile, anche con le più magre risorse.
Qualcuno mi ha anche criticato per queste mie proposte, ma io seguo Dante che suggerisce: “Non ti curar di lor ma guarda e passa!” Ora sto aspettando che qualcuno faccia un testamento che mi permetta di realizzare “La cittadella della solidarietà” che tanto mi sta a cuore.
Confesso che una settimana fa, non ascoltando don Gianni Fazzini, ho giocato 5 euro all’Enalotto. Non ho vinto. Ho concluso quindi che la Provvidenza preferisce il testamento perché così la carità risulta condivisa.