Non è che io rifiuti Sanremo, come qualcosa di futile e di osceno, perché se molti milioni di italiani lo seguono vuol dire che ci deve essere qualcosa di positivo, anche se mi dà la sensazione della richiesta della folla anonima ed incolore che fin dai tempi di Roma s’aspettava dai capi “panem et circenses”, cioè benessere e divertimento.
Non l’ho seguita, come mai l’ho seguita, da quando è nata, questa manifestazione canora; mi urtano il canto sguaiato, le “ochette” di turno che non sanno far altro che spogliarsi sempre un po’ di più, e tutta quella montatura scenica di poco gusto. D’altronde penso che per un più che ottantenne, quale sono io, tutto questo dovrebbe essere scontato, comprensibile e giustificato. Confesso però che quest’anno mi è dispiaciuto di non aver fatto un “fioretto” di anticipata quaresima, così da perdermi il polverone suscitato da Celentano.
Di Sanremo so quello che mi hanno riferito e quello che ho letto sui giornali ed ho visto alla televisione a cose avvenute. Soprattutto mi son fatto un’idea dalla rubrica “Arena”, condotta da quel brillantissimo giornalista che è Massimo Giletti.
Io sono apertamente per Celentano, anche se il suo intervento l’ha fatto in maniera istrionica, esagerata e provocatoria, propria di Celentano. Mi hanno detto pure che le canzoni che ha cantato sono state bellissime e di contenuto religioso. Ma, a parte queste canzoni, che sono lo specifico degli apporti culturali e religiosi che egli può offrire, sono stato edificato dalla sua testimonianza di fede profonda ed esistenziale e dal fatto che ha portato alla ribalta dell’intera nazione un problema ed una realtà che solitamente sono relegati alla Chiesa, per gruppi sparuti di persone e per di più tutte schierate.
Mai ho sentito parlare di Dio in maniera così scoperta, rispettosa e sofferta negli ambienti futili, superficiali e spessissimo laici ed agnostici, quali sono quelli della televisione.
Anche se non condivido al cento per cento quello che ha detto di “Famiglia Cristiana” ed “Avvenire”, penso che quei due periodici avessero bisogno di una scossa per far loro cadere le tante foglie secche.
Contemporaneamente a Sanremo a Roma c’è stato il conclave per la nomina dei nuovi cardinali. Mi sono chiesto quale di questi due avvenimenti, a livello spirituale, abbia inciso di più sulla coscienza degli italiani. Io sono vecchio, amo la Chiesa, il Papa, i vescovi, ma confesso che tra la testimonianza di fede del cantante e il rito ampolloso, coreografico e stantio del conclave, sono decisamente per Celentano.